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Serie A senza soldi, chi ci perde? Come se ne esce?
Ormai è acclarato. Il sistema calcio italiano è in crisi nera, anzi nerissima. Complice la mazzata Covid, la Serie A è allo stremo delle forze. Al di là degli introiti garantiti dalle TV (meglio non soffermarsi su questa annosa questione), tutte le altre fonti di ricavo si sono volatilizzate. Insomma, tutti al collasso e, soprattutto, manca enormemente la pecunia. E quindi? Quindi massima attenzione alle spese. In teoria, non ci dovrebbe essere spazio per nessun movimento di mercato, almeno in entrata. Invece, ogni santissimo giorno, si vocifera di clamorosi colpi di mercato e di richieste d’ingaggio a livelli faraonici. Ma come è possibile? Bella domanda…
Allora, partiamo dal presupposto che il calcio vive in una bolla dorata, create ad hoc negli anni ’90 da presidenti facoltosi e tifosi di calcio scatenati. Tutto è esagerato, gonfiato, eccessivo. Si parla di milioni come se fossero noccioline. Quindi, è complicato giudicare dall’esterno, soprattutto in questa era storica dove una decina di euro fanno la differenza per migliaia di individui. Comunque sia, anche il sistema calcio ha accusato la botta. Lo si percepisce ascoltando le parole dei vari Marotta, Paratici, Maldini, Tare, Carnevali, Osti e tutti i massimi esponenti delle società professionistiche di Serie A. Tutti usano termini come “prudenza”, “programmazione” e “risparmio”. Insomma, le società, soprattutto le big, dopo aver sperperato per anni, hanno capito che ora non si può più festeggiare ad ostriche e champagne. Dall’altra parte, tuttavia, i procuratori continuano a fare il loro dovere, ovvero provare a strappare contratti milionari per i propri assistiti. Raiola, anzi, pare deciso a chiedere ancor più denari rispetto al solito (si pensi al “caso” Donnarumma). Un bel problema: le società non vogliono spendere più, i procuratori vogliono di più. Una faida che potrebbe anche portare a conseguenze drammatiche. Nessuno pare disposto a fare un passo indietro e, quindi, il rischio di crack è tangibile. A cosa dobbiamo prepararci? A tantissimi contratti non rinnovati e, di conseguenza, ad una serie infinita di parametri zero. Chi ci perderà? I calciatori. Certamente essere un parametro zero è un vantaggio per il calciatore ma se ci sono centinaia di parametri zero in circolazione, il vantaggio si esaurisce e diventa un limite. Se ti chiami Donnarumma, Dybala o Aguero, allora problemi non dovresti averne. Ma non tutti hanno l’appeal dei nomi appena fatti…
Come se ne esce da questo impasse? Facile a dirsi, più difficile a farsi. Servirebbe un nuovo punto di ripartenza, anche a livello di ingaggi. I campioni vanno pagati e anche tanto ma, in questo periodo storico, non è più sostenibile avere stipendi medi elevati, anche nel dorato mondo del calcio. Tutti dovrebbero avere l’onestà intellettuale di capire che non è più tempo, almeno in Italia, di pasteggiare ad ostriche e champagne. Attenzione, non è detto che torni presto un altro periodo di grande sfarzo economico ma, per ora, il rubinetto dei denari va parzialmente chiuso. Se ne esce tutti insieme. Possibile? Non credo, infatti mi hanno appena chiesto di commentare il presunto rifiuto, da parte dell’entourage di Kessié, di una proposta d’ingaggio da 3,5 milioni di euro all’anno (netti). Sarà un’estate molto calda, in tutti i sensi…
Allora, partiamo dal presupposto che il calcio vive in una bolla dorata, create ad hoc negli anni ’90 da presidenti facoltosi e tifosi di calcio scatenati. Tutto è esagerato, gonfiato, eccessivo. Si parla di milioni come se fossero noccioline. Quindi, è complicato giudicare dall’esterno, soprattutto in questa era storica dove una decina di euro fanno la differenza per migliaia di individui. Comunque sia, anche il sistema calcio ha accusato la botta. Lo si percepisce ascoltando le parole dei vari Marotta, Paratici, Maldini, Tare, Carnevali, Osti e tutti i massimi esponenti delle società professionistiche di Serie A. Tutti usano termini come “prudenza”, “programmazione” e “risparmio”. Insomma, le società, soprattutto le big, dopo aver sperperato per anni, hanno capito che ora non si può più festeggiare ad ostriche e champagne. Dall’altra parte, tuttavia, i procuratori continuano a fare il loro dovere, ovvero provare a strappare contratti milionari per i propri assistiti. Raiola, anzi, pare deciso a chiedere ancor più denari rispetto al solito (si pensi al “caso” Donnarumma). Un bel problema: le società non vogliono spendere più, i procuratori vogliono di più. Una faida che potrebbe anche portare a conseguenze drammatiche. Nessuno pare disposto a fare un passo indietro e, quindi, il rischio di crack è tangibile. A cosa dobbiamo prepararci? A tantissimi contratti non rinnovati e, di conseguenza, ad una serie infinita di parametri zero. Chi ci perderà? I calciatori. Certamente essere un parametro zero è un vantaggio per il calciatore ma se ci sono centinaia di parametri zero in circolazione, il vantaggio si esaurisce e diventa un limite. Se ti chiami Donnarumma, Dybala o Aguero, allora problemi non dovresti averne. Ma non tutti hanno l’appeal dei nomi appena fatti…
Come se ne esce da questo impasse? Facile a dirsi, più difficile a farsi. Servirebbe un nuovo punto di ripartenza, anche a livello di ingaggi. I campioni vanno pagati e anche tanto ma, in questo periodo storico, non è più sostenibile avere stipendi medi elevati, anche nel dorato mondo del calcio. Tutti dovrebbero avere l’onestà intellettuale di capire che non è più tempo, almeno in Italia, di pasteggiare ad ostriche e champagne. Attenzione, non è detto che torni presto un altro periodo di grande sfarzo economico ma, per ora, il rubinetto dei denari va parzialmente chiuso. Se ne esce tutti insieme. Possibile? Non credo, infatti mi hanno appena chiesto di commentare il presunto rifiuto, da parte dell’entourage di Kessié, di una proposta d’ingaggio da 3,5 milioni di euro all’anno (netti). Sarà un’estate molto calda, in tutti i sensi…
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