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Cordoba, tra stadio e Questura

Cordoba, tra stadio e Questura
lunedì 11 agosto 2008, 00:002008
di Germano D'Ambrosio

Tradito dall'indole o dai piedi? Molto spesso, per le meteore, sorge il dubbio che il flop sia dovuto più a questioni di testa che ad effettive incapacità tecniche. E' così chissà dove sarebbe potuto arrivare Gaston Cordoba, mezzapunta argentina capitata in una Sampdoria già stracolma di bidoni, senza quella "notte brava" in compagnia di Ortega e Caté. E senza quella casa stregata a Santa Margherita Ligure...

Fernando Daniel Gaston Cordoba nasce il 12 giugno 1974 a San Nicolas, città della provincia di Buenos Aires, da una famiglia di origini italiane (precisamente di Ascoli). A 19 anni debutta in prima squadra con l'Estudiantes La Plata, entrando a far parte di una rosa che, nella stagione 1993/94, annovera talenti come Juan Sebastian Veron e Martin Palermo, ma anche mezze cartucce come José Calderon, mai dimenticato dai napoletani, o Claudio Martin Paris, passato per il Perugia. Inizia a trovare un buon minutaggio già a partire dalla stagione successiva, e nel campionato di Apertura 1996 si erge addirittura a protagonista, segnando ben 6 gol. Dopodiché si trasferisce al Racing di Avellaneda allenato da Alfio Basile, inizialmente solo in prestito; anche qui, incontri positivi (Ruben "El Mago" Capria, con lui a centrocampo anche nell'Estudiantes) e altri decisamente poco raccomandabili (l'udinese Navas e il romanista Trotta). La squadra, comunque, gira bene e riesce anche ad arrivare alle semifinali della Copa Libertadores, cedendo però il passo ai peruviani dello Sporting Cristal. Nel febbraio 1998 il trasferimento di Cordoba al Racing diventa a titolo definitivo, e il club sfiora la vittoria del Torneo di Apertura, dopo trent'anni di digiuno: si classifica seconda, a pari merito con il Gimnasia La Plata, cedendo il trono al Boca Juniors di Carlos Bianchi. E' comunque una delle migliori annate della storia per il Racing, e su quella squadra di concentrano le attenzioni di diversi osservatori europei. Nel maggio del 1998, dopo un'operazione condotta a fari spenti, la Sampdoria si aggiudica il nostro Gaston Cordoba, offrendo al Racing l'ingombrante Matute Morales, appena rientrato dal presito al Merida e ormai indifendibile flop del ds Arnuzzo. I blucerchiati ci guadagnano addirittura un miliardo di lire, la differenza - secondo quanto stabilito tra le due società - fra il valore di Morales e quello di Cordoba. Ma almeno il primo, volendolo difendere ad ogni costo, si è fatto ricordare per un gol alla Juve; del secondo invece si perderanno ben presto le tracce.

Il trequartista argentino viene presentato dai dirigenti della Sampdoria insieme a Sakic e Zivkovic. "Della Samp, del calcio italiano - spiega il giocatore dopo aver effettuato le visite mediche - mi sono fatto raccontare da Veron. Ho saputo delle difficoltà incontrate da Morales, ma non mi preoccupo. Sono convinto di poter fare bene". Facendosi beffe della scaramanzia, e dimostrandosi invece assai più genovese di quanto non si potesse pensare, Cordoba va da abitare a Santa Margherita Ligure, nella casa lasciata libera proprio da Morales. Motivazione: cinque mesi d'affitto già pagati dal connazionale. Come se convivere con lo spettro di Matute in casa propria potesse avere un prezzo. Comunque, il team di Luciano Spalletti ha perso sì la meteora Morales ma in rosa ha pur sempre Caté (di cui l'argentino è compagno di stanza in ritiro), Hugo, Paco Soares e Dieng. Cordoba, inquadrato come trequartista dall'attuale tecnico della Roma, nel suo ruolo è chiuso da Marco Sgrò, ma la prospettiva di vincere l'Intertoto qualificandosi in Coppa Uefa crea i presupposti per una "panchina lunga" che non scontenti nessuno. L'argentino si presenta con una doppietta, in amichevole, alla Rappresentativa Cogne, ma deve attendere il 30 luglio prima che arrivi il suo transfer dall'Argentina. Sette giorni dopo, il suo esordio in gara ufficiale contro il Bologna, proprio nel ritorno della semifinale Intertoto: Cordoba gioca i dieci minuti finali, ma la Samp, pur vincendo 1-0, è eliminata a causa dell'1-3 dell'andata. Intanto i liguri prendono Ariel Ortega, candidato a vestire la maglia numero dieci da titolare; una brutta notizia per il connazionale Gaston, che non lo avverte certo come un segnale di fiducia nei suoi confronti. I due, tuttavia, all'inizio sembrano poter convivere: in coppia (assist di Ortega, gol di Cordoba) firmano l'1-0 per la vittoria del Trofeo Bortolotti contro l'Atalanta, il 20 agosto. "Io l'avevo incontrato due o tre volte da avversario - spiega Cordoba -. Lui può aiutarmi". Lo stesso Spalletti, sull'onda dell'entusiasmo, si lascia scappare: "Cordoba è un ottimo giocatore, ha un piede sinistro fantastico, sa pennellare per gli attaccanti. Può migliorare sul piano fisico". Pochi giorni dopo, in un'altra amichevole contro il Cuneo, altri gol e numeri funambolici per i due: Gaston segna una doppietta, e la prima rete è una punizione di raro pregio balistico. Il 23 settembre l'argentino, ormai "in palla", debutta dal primo minuto contro il Verona, nel ritorno dei sedicesimi di Coppa Italia; Spalletti lo schiera praticamente come attaccante vero e proprio, al fianco di Catè e Iacopino, ma l'esperimento stavolta è disastroso. La Gazzetta gli rifila un 4 in pagella, tanto per far tornare tutti coi piedi per terra. Spalletti allora ci ripensa: dentro sempre Ortega, fuori - più lontano possibile - Cordoba, che vede il campo solo nei dieci minuti finali di Sampdoria-Empoli, sostituendo lo stesso Ortega quando i suoi sono già in vantaggio per 3-0. L'eliminazione dalla Coppa Italia a metà novembre, ad opera ancora del Bologna, toglie ulteriore spazio al centrocampista argentino, che comunque ci mette del suo per complicare le cose. La notte del 7 dicembre viene trovato ubriaco fradicio, insieme a Caté e a Ortega, sfrecciare su un Mercedes alle cinque di mattina nel centro di Genova, con "El Burrito" al volante. "Non valete niente, non siete niente, noi siamo calciatori mica extracomunitari, abbiamo tanti avvocati...": ha inizio così lo show ingiurioso di Gaston contro le forze dell'ordine, che lo denunciano immediatamente per oltraggio a pubblico ufficiale e ubriachezza molesta. Il presidente Mantovani decide per il pugno duro: multa salata e niente trasferta contro la Lazio. Gaston si limita a un "sono dispiaciuto", e ovviamente per lui e per Caté (Ortega almeno di giorno, sul campo, è lucido) si ipotizza subito una cessione. Arnuzzo prova a restituire Cordoba al Racing, ma il club di Avellaneda è in fallimento e proprio non può permettersi certi investimenti. Intanto, in panchina, David Platt arriva (sostituendo Spalletti a gennaio) e Cordoba, automaticamente, sloggia, per accomodarsi nella più comoda tribuna. Perfino il non irresistibile Catè gode di maggiore considerazione da parte del tecnico inglese. E' troppo. Nelle ultime ore del mercato di gennaio, Cordoba si trasferisce a titolo definitivo al Colon di Santa Fé, dove ha anche l'occasione di disputare la Copa Libertadores. Colpa delle sue qualità o della casa stregata? Non so a voi, ma a me la pista esoterica affascina...

Cordoba disputa con il Colon il torneo di Apertura 1999, tornando a livelli discreti (18 presenze, 3 gol), e tutta la stagione 1999/2000. Per la cronaca, si trova a contendersi una maglia a centrocampo con quel Pablo Ricchetti che i tifosi della Ternana ricorderanno, per aver transitato in Umbria nella stagione 2005/06. Poi - destino beffardo! - si accasa in Perù, allo Sporting Cristal, lo stesso club tante volte maledetto per quella semifinale stregata di Libertadores, ai tempi del Racing. Ma, grazie ad un altro scherzo del destino, Gaston poco dopo ha l'occasione di rifarsi. Il suo tour sudamericano continua infatti con una tappa di due anni all'Olimpia Asuncion, in Paraguay; qui il trequartista si toglie lo sfizio di vincerla da protagonista, la Libertadores, segnando tra l'altro un gol decisivo proprio in semifinale, contro il Gremio. I tifosi della Sampdoria si stropicciano gli occhi nel vederlo in campo, il 3 dicembre 2002, in Coppa Intercontinentale contro il Real Madrid. Ma, ancora una volta, nel miglior momento di forma il giocatore viene tradito dall'indole. Il 30 ottobre 2003 aggredisce negli spogliatoi Emilio Martinez, difensore del Libertad, nell'intervallo di un match dell'Olimpia. Viene sospeso per 18 mesi, e solo a fine 2004 riesce a strappare un contratto con il Quilmes, il ché gli consente di tornare finalmente in Argentina. Nel 2005 chiude la carriera al Belgrano, contribuendo alla storica risalita del club in serie A. Nel gennaio 2006 l'addio definitivo al calcio giocato, a soli 31 anni. "Quando ho iniziato a prendere in considerazione l'idea smettere di giocare, mi sono reso conto di aver raggiunto ciò che desideravo quando ho iniziato - spiega in quell'occasione ai giornalisti, sottostimando forse le sue speranze fanciullesche -. Continuare senza esserci con la testa al cento per cento sarebbe una mancanza di rispetto per i tifosi. Ora ho più tempo per godermi quello che ho". Da due anni, infatti, Gaston Cordoba vive in una villa a ridosso della spiagga di Punta Mogotes, a Mar della Plata, località particolarmente gettonata dagli ex calciatori. "Sono tornato ad essere un semplice tifoso di calcio", racconta. E come tifoso, più che come calciatore, a noi piace ricordarlo.