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Obolo, il terribile Ivan

Obolo, il terribile Ivan
lunedì 30 marzo 2009, 00:002009
di Germano D'Ambrosio

Può un centravanti argentino trovare la serenità nel freddo campionato svedese? Difficile, eppure è accaduto ad Ivan Obolo, non impeccabile in patria e mai rimpianto in quel Piacenza, dove arrivò giovane ma già parecchio "sponsorizzato" dagli addetti ai lavori. Fu chiamato a fare il vice-Hubner, ma a parte il fisico possente aveva pochi altri punti in comune con il bomber giuliano. Lui dice di ricordare con piacere quell'esperienza. Valli a capire questi sudameriscandinavi.

Mauro Ivan Obolo nasce il 28 settembre 1981 ad Arroyito, municipio della provincia di Cordoba. Fin da bambino si cimenta con le scarpette da calcio ai piedi, vestendo inizialmente la casacca del minuscolo Cultural Arroyito: qui all'età di 12 anni viene contattato da alcuni dirigenti del Newell's Old Boys, ma il padre Miguel blocca l'affare a causa dell'età decisamente troppo giovane del ragazzo. Perso un treno, ecco arrivarne un altro: tre anni dopo è il prestigioso Boca Juniors a volere Ivan nel proprio settore giovanile, e stavolta il trasferimento viene accordato. Tuttavia l'avventura con gli xeneizes si rivela piuttosto avara di soddisfazioni, e così dopo una sola stagione il giocatore viene svincolato a parametro zero. Dopo un tira e molla con l'Independiente, alla fine Obolo sceglie il Velez Sarsfield per proseguire la sua formazione calcistica, fino a raggiungere nel 1999 l'agognato traguardo della prima squadra. L'esordio nel campionato argentino è datato 27 aprile, nel match contro il Gimnasia Jujuy: è il Velez bello e vincente di Chilavert, Trotta, Castroman e Husain, che appena un anno prima si era aggiudicato il Torneo di Clausura. Ivan non trova molto spazio in attacco (22 presenze e 4 gol in tutto, nel '99), e l'arrivo del bomber Jairo Castillo l'anno successivo complica ulteriormente le cose. Così nell'estate del 2001 il giocatore inizia un lungo pellegrinaggio in prestito, a partire dal Belgrano di Cordoba. Qui la carriera del ragazzo subisce una svolta: per la prima volta, a soli 20 anni, è titolare indiscusso e trascinatore prescelto di una squadra - va detto - assai poco dotata tecnicamente. Obolo si toglie subito lo sfizio di segnare al "suo" Velez, alla terza giornata di campionato, e stupisce gli addetti ai lavori per la sua grinta nell'attaccare i difensori avversari. Il suo nome comincia a circolare anche nel mercato europeo, tanto che nel febbraio del 2002 è il Napoli a mettersi sulle sue tracce. Per il suo cartellino si parla di dieci miliardi di lire, e anche il mercatologo Maurizio Mosca in quel periodo lo descrive come uno che "ha tutte le carte in regola per essere un nuovo grande talento del calcio sudamericano". Intanto a fine campionato il Belgrano retrocede in serie B, ultimissimo in classifica, e anche lo score personale di Obolo si rivela non proprio entusiasmante, dato che il bilancio stagionale racconta di otto gol in 37 presenze. Ma ormai i suoi procuratori sono decisi a piazzarlo in Italia a tutti i costi, e dunque le sue videocassette vengono recapitate a molti direttori sportivi di serie A. Le giocate di Ivan alla fine colpiscono l'attenzione dei dirigenti del Piacenza: il club di Fabrizio Garilli, reduce da una buona stagione, negli ultimi giorni di luglio decide di farsi recapitare il giovane attaccante. Pochi giorni prima in biancorosso era già arrivato in prova il connazionale e quasi coetaneo Hugo Campagnaro, dal Deportivo Moròn. Dopo qualche allenamento in Emilia, il prestito (con diritto di riscatto) di Obolo dal Velez viene ufficializzato dalle due società. Per il Piacenza è il quarto giocatore straniero nella storia, anche se l'argentino è dotato di passaporto comunitario grazie ad un nonno di origini friulane. Prima di lui, nella stagione 2001/02, erano arrivati Amauri e Matuzalem. Subito dopo Obolo, a parte il già citato Campagnaro, sbarcheranno Gurenko e Montaño. All'attaccante argentino, dunque, il merito di aver inaugurato a tutti gli effetti la serie delle meteore piacentine...

Scontato ma inevitabile, per Obolo - che tra l'altro è anche il nome di un paesino che sorge proprio in provincia di Piacenza - scatta subito il soprannome di "Ivan il terribile", la cui genesi viene attribuita dalla stampa italiana alla tifoseria del Belgrano. Le aspettative dei tifosi dunque aumentano, anche perché il ragazzo, già frequentatore del giro dell'Under 20 argentina, viene così descritto dal responsabile dell'area tecnica Fulvio Collovati: "È un centravanti alla Cruz o alla Sosa. Ha la potenza di un Batistuta, oltre a gioco aereo, velocità e a un buon bagaglio tecnico". Ci credono tutti, anche il nuovo tecnico Andrea Agostinelli, che infatti nelle prime amichevoli estive lo schiera al fianco di Dario Hubner, rimediando però un cospicuo numero di figuracce. E allora, tenendo alta la bandiera del made in Italy, il posto da titolare se lo riprende ben presto Nicola Caccia, lasciando che l'argentino si accomodi in panchina insieme a Zerbini e Chianese. "È giovane, deve maturare e anche adattarsi all'ambiente italiano - stempera Collovati -. A fine stagione tireremo le somme". Agostinelli gli lancia messaggi incoraggianti: "Se avrà pazienza e umiltà, se attaccherà con cattiveria gli assist dei compagni, si ritaglierà uno spazio importante. Per ora faccia tesoro di quello che vede". Il tecnico lo getta comunque nella mischia il 24 ottobre, contro la Ternana in Coppa Italia, e per giunta da titolare: ancora una volta Ivan tradisce la sua fiducia, costringendo Agostinelli a sostituirlo proprio con Caccia all'intervallo. Così per l'esordio in campionato bisogna aspettare quasi un mese, esattamente il 17 novembre, nel match contro il Modena: pochissimi minuti in sostituzione di Colucci nel finale, niente di ché. Poco meno di mezz'ora invece contro il Torino, sette giorni dopo, giusto per dar modo ai tifosi di valutarne l'indicibile lentezza dei movimenti. Ma la rosa a disposizione è numericamente molto risicata, e quando a dicembre Hubner si infortuna Agostinelli è costretto, vuoi o non vuoi, ad affidarsi proprio al giovane Obolo. Contro la Lazio il ragazzo si mangia un paio di gol, ma almeno serve un bell'assist per il gol di Caccia. Poi si va a Perugia, e l'allenatore pur di non schierarlo si inventa un astruso modulo ad una punta (Caccia, per l'appunto), con l'argentino che subentra solo a ridosso del triplice fischio. Manco a dirlo il risultato è un penoso 0-0, e allora Obolo è richiamato in campo per giocare quasi tutto il match contro il Chievo. Memorabile l'occasione fallita dall'attaccante nel finale di partita, sull'1-0 per i clivensi, a tu per tu con Lupatelli: dopo pochi minuti dall'episodio il Piacenza si ritrova sotto di tre reti. Agostinelli non sa più che pesci prendere, e può solo attendere impazientemente che Hubner si rimetta in piedi: intanto Ivan - che gioca anche andata e ritorno di Coppa Italia contro il Chievo, senza vedere mai la porta - chiude il nefasto 2002 con un'altra prova incolore contro la Reggina. A gennaio la società decide probabilmente di vendere l'attaccante sbagliato: Nicola Caccia passa al Como, che in cambio cede agli emiliani Ciro De Cesare. I risultati non migliorano è a farne le spese è lo stesso Agostinelli, sostituito a febbraio con Gigi Cagni. Partito anche il suo unico estimatore, per Obolo è l'inizio della fine: torna a vedere il campo solo ad aprile, per gli ultimi cinque minuti di partita contro il Modena. Poi può solo assistere dalla tribuna alla retrocessione in B dei biancorossi. A giugno il Velez Sarsfield chiede di riavere il giocatore alla base, e il Piacenza ovviamente non se lo fa dire due volte. Si conclude così l'esperienza italiana di Ivan il Terribile. O per meglio dire, del Terribile Ivan.

Al Velez, Obolo ricomincia da dove aveva lasciato: spazio col contagocce e pochi gol. Chiuso da Mauro Zarate e perfino dalla meteora senese Roberto Nanni, il giocatore non riesce a tornare ai livelli del Belgrano e spinge allora per essere nuovamente ceduto in prestito. Stavolta tocca al Lanus, club che in effetti concede un ottimo minutaggio all'attaccante, il quale tuttavia continua a palesare un'allergia al gol piuttosto preoccupante. Le cifre sono emblematiche: 32 presenze e cinque reti segnate. Nel gennaio 2006 Ivan prova a rilanciarsi in Europa, scegliendo però il poco titolato Burgos CF, un club di Segunda Division B (la terza serie spagnola). Le buone prestazioni in terra iberica ingolosiscono i dirigenti dell'Arsenal Sarandì, che decidono di riportare in giocatore in Argentina, stavolta acquistandone il cartellino a titolo definitivo dal Velez. Ma la media realizzativa rimane più o meno la stessa: 39 partite e 9 gol, con tanti grossolani errori sotto porta. Nel giugno del 2007 arriva però l'inattesa chiamata da parte dell'AIK Stoccolma, fresco di secondo posto nel campionato svedese, che acquista in blocco Obolo ed il suo compagno di squadra Lucas Valdemarin facendo sottoscrivere loro un contratto triennale. La coppia argentina fa subito faville: Ivan segna già all'esordio, il 3 luglio contro il Trelleborg, conducendo il suo club verso il quinto posto finale e facendo pure qualche brillante apparizione in Coppa Uefa. Stampa e tifosi lo supportano calorosamente, e il giocatore inizia a pensare che fosse la bassa temperatura l'anello mancante tra sé ed il gol. A novembre si rivede anche dalle nostre parti: finito il campionato torna in Italia per salutare l'amico ed ex compagno Hugo Campagnaro, passato nel frattempo alla Sampdoria, e fare una rimpatriata in quel di Piacenza. "Quando sono venuto qui per giocare - dice al quotidiano Libertà, che ovviamente non perde l'occasione di intervistarlo - ero troppo giovane, non ancora pronto a vivere così lontano da casa. Questo nonostante i compagni siano stati assolutamente disponibili nei miei confronti. Aggiungi il fatto che ero chiuso da grandi giocatori come Hubner e Caccia ed ecco spiegato il perché di quelle poche presenze. Ma è stata comunque un'esperienza molto utile, che ricordo con piacere. Il Piacenza continuo a seguirlo da lontano, ma con grande interesse. Voglio salutare e ringraziare pubblicamente tutti i tifosi del Piacenza e dire loro che mi dispiace di non aver potuto far vedere qualcosa delle mie qualità". È finalmente un Obolo sereno, e si vede anche sul campo: nella stagione 2008 mette a segno dieci reti in 30 partite, confermandosi come uno dei migliori giocatori del campionato. In attesa di iniziare la stagione 2009, il giocatore pensa ora a rinnovare il proprio contratto, che scadrà nel prossimo mese di dicembre. Il ds dell'AIK, Björn Wesström, ha già chiarito che "entrambe le parti sono interessate ad un prolungamento dell'accordo". Forse Ivan ha davvero trovato la sua dimensione ideale, e nei Paesi latini chissà quando e se tornerà. Alla faccia del termometro.