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Vakouftsis, l'eterna promessa

Vakouftsis, l'eterna promessa
lunedì 1 settembre 2008, 00:012008
di Germano D'Ambrosio

Si fa presto a dire di investire sui vivai. Prendiamo il caso di Giorgios Vakouftsis, gioiellino greco della Fiorentina: con la Primavera faceva faville, ma poi nelle sue (sporadiche) apparizioni in prima squadra sembrava di gesso. Al fallimento dei viola, nel 2003, se n'è andato via da svincolato; peccato, forse in C2 avrebbe trovato la sua dimensione ideale

Georgios Vakouftsis nasce il 30 gennaio del 1980 nella cittadina greca di Trikala, che appena un anno prima aveva dato i natali al suo collega Sotirios Kyrgiakos. Si affaccia per la prima volta nel calcio che conta a 18 anni, quando il Panathinaikos decide di fargli fare la spola tra la formazione Primavera e la prima squadra. Del resto l'attacco del team greco, sorretto dalla sola coppia Liberopoulos-Warzycha (imbeccati dalla meteora Aljosa Asanovic!), ha bisogno di ricambi e di forze fresche. Il ragazzo non riesce mai a vedere il campo, in campionato, ma di lui si inizia a parlare in toni entusiastici, tanto che anche le Nazionali di categoria lo convocano di continuo. Nel gennaio del 1999, tuttavia, un po' a sorpresa arriva la chiamata della Fiorentina, che a luci spente si assicura questo attaccante - a detta di allora - di sicuro avvenire, facendogli firmare un contratto di sei anni. Georgios, un paio di settimane prima, era già stato in Italia: insieme alla sua Grecia Under 18 aveva sconfitto i pari età italiani, guidati da Paolo Berrettini, proprio con un suo gol di testa. E proprio in quell'occasione i dirigenti viola si erano decisi a richiederne il cartellino al Panathinaikos. Il giocatore, inizialmente poco pubblicizzato se non tra gli addetti ai lavori, viene subito aggregato alla formazione Primavera e si unisce alla prima squadra soltanto in un'unica - e inutile - occasione, ovvero il match di campionato contro il Cagliari del 23 maggio che segna la conclusione della stagione 1998/99. Il greco si appresta così a vivere un'altra annata con la Primavera, e inizia davvero a spron battuto: nei primi mesi segna gol a raffica, rivelandosi utilissimo soprattutto per la sua stazza fisica, poderosa in relazione alla giovane età. A dicembre, il tecnico della prima squadra Giovanni Trapattoni decide di tenerlo nell'orbita: la società gigliata comunica alla Lega la sua integrazione in rosa, con la maglia numero 37. Per il greco c'è subito l'occasione per farsi conoscere al grande pubblico: il 18 gennaio del 2000 Trapattoni lo fa esordire con i "grandi" in Coppa Italia, nel match di andata contro il Venezia. "Avevo visto Chiesa molto infreddolito e l'ho sostituito con un ragazzo che, seppur con meno esperienza e pericolosità, poteva darci qualcosa sul piano della quantità. Lui poi è alto e poteva essere buono sui colpi di testa" sosterrà a fine partita il Trap. Per il greco, comunque, venti minuti di nulla, al fianco di Batistuta e a pochi passi da Rui Costa: complice la temperatura sotto zero e il campo ghiacciato, si dirà. Ma Giuanin per questo giocatore sembra stravedere: la domenica successiva si gioca Bari-Fiorentina e lui decide di farlo debuttare addirittura dal primo minuto, stavolta al posto dell'infortunato Batistuta. Una scelta senza dubbio coraggiosa, dato che i viola non vincono in trasferta da un anno, in classifica sono piuttosto staccati dalla vetta, e sono pressati da una tifoseria decisamente esigente. Trapattoni rassicura parlando di cabala: "Un anno, alla guida di una grossa squadra (la Juventus, ndr), conclusi il girone di andata al quartultimo posto. Non ci disperammo e alla fine arrivammo secondi. Sempre in quell'anno, mi ritrovai anche senza attaccanti, un po' come oggi, e lanciai un certo Galderisi che sorprese tutti. Chissà che Vakouftsis non faccia lo stesso". Il giocatore, da parte sua, controbatte: "Sono contento, ma Batistuta è il più grande del mondo". Nelle ore d'attesa della gara contro il Bari, il popolo di Firenze fa la radiografia di questo bizzarro personaggio, spilungone (un metro e 93) dal viso glaciale, quasi assente: primo giocatore ellenico nella storia del club, si narra della sua abitudine a mangiare ogni giorno un gran numero di merendine, accompagnandole con un cappuccino. Ma più di questo, in città, non si riesce a sapere. Contro il Bari, comunque, il greco non impressiona: la Fiorentina perde 1-0, e Trapattoni lo toglie dal campo al 22' della ripresa a favore di Tarozzi. A febbraio, Georgios ritorna agli ordini di Luciano Chiarugi per il Torneo di Viareggio, dove segna contro Cagliari, Parma e Salernitana (i viola perderanno poi in finale contro l'Empoli di Tavano, Cribari e Marchionni). Trapattoni lo porta con sé ancora una volta, prima che il campionato tramonti: a San Siro contro il Milan, il 9 aprile, facendolo entrare al minuto 89 al posto di uno stanchissimo Chiesa. Tanto per assaggiare l'erba del Meazza. In estate arriva Fatih Terim in panchina, e in attacco c'è il brasiliano Leandro che chiede spazio. Così Georgios, sospeso in un limbo tra prima squadra e Primavera, decide di cambiare aria. Nel gennaio del 2001 - dopo essere stato a lungo pressato dal Brescia di Mazzone - va in prestito al Ravenna, in serie B, alla ricerca di un buon minutaggio. A 21 anni suonati è ora di iniziare a dimostrare qualcosa.

In Romagna, Vakouftsis trova agli ordini di mister Stefano Di Chiara una squadra non irresistibile. Le meteore abbondano: c'è il bulgaro Chomakov - che dal CSKA Sofia ora è finito in serie C -, l'ex napoletano Paquito, e il portiere belga Bodart, che non aveva di certo impressionato a Brescia. Naturale, dunque, che il greco si mimetizzi alla perfezione: colleziona cinque partite piuttosto grigie, riuscendo quantomeno a segnare il primo gol italiano contro l'Ancona, esattamente il 27 maggio, quando il verdetto della retrocessione in C1 per i giallorossi è stato ormai già scritto. A luglio, Georgios ritorna a Firenze per fine prestito e trova in panchina Roberto Mancini, il quale inizialmente lo snobba. Da parte sua il giocatore scalpita: del resto la Nazionale Under 21 lo tiene ancora in grande considerazione (a maggio, è stato tra i marcatori del 3-1 contro l'Inghilterra di John Terry), ma vuole vederlo all'opera, e restano ancora pochi mesi prima di essere considerato "fuori quota". L'attaccante greco, messo ai margini della rosa, sembra destinato ad attendere il mercato di gennaio dalla tribuna, ma ad inizio ottobre Enrico Chiesa si infortuna gravemente ed è costretto a saltare tutta la stagione. Il club viola, dissanguato dal punto di vista economico, decide allora di rimediare con ciò che ha in casa (a parte lo svincolato Ganz), e allora ecco che anche Vakouftsis torna buono come primo rincalzo. Il giocatore riesce così ad accumulare ben sette presenze in campionato, anche se si tratta quasi sempre di ritagli di partita: il greco non va mai in campo per più di mezz'ora, e per giunta non convince neanche una volta. In Coppa Uefa nemmeno può metterci piede, dato che a settembre non era stato iscritto nelle apposite liste. A gennaio, fortunatamente per i viola, arrivano Adriano e Robbiati dall'Inter, così Georgios - nonostante varie offerte dall'Inghilterra ed il forte interesse degli Heart of Midlothian - va in prestito all'Iraklis di Salonicco, dove disputa 11 partite condite da un gol contro il Panachaiki Petras. Il suo ritorno in Toscana, nell'estate del 2002, non è dei più allegri: il ragazzo si aggrega alla prima squadra guidata da Eugenio Fascetti, ma ad agosto la società è costretta, per i noti guai finanziari, ad iscriversi al campionato di C2. Per Vakouftsis è la fine dell'esperienza italiana: lascia la serie A con l'odiosa etichetta di "ex giovane inesploso". Da svincolato, a metà agosto effettua un provino con gli inglesi del Crystal Palace, ma alla fine il tecnico Trevor Francis non viene convinto dalle sue prestazioni. Qualche giorno dopo firma nuovamente per l'Iraklis, ma a poche ore dalla chiusura del mercato il club ellenico lo cede ai ciprioti dell'Apoel Nicosia. Ed è proprio a Cipro che Georgios riuscirà a ritrovare la propria dimensione.

"Non voglio promettere nulla ai tifosi, mostrerò chi sono sul campo. Sono qui soprattutto per il tecnico Egen Gerard, che rispetto molto. La prossima stagione, in ogni caso, tornerò in Grecia". Vakouftsis si mostra molto schietto, durante la sua presentazione con la maglia dell'Apoel, e allo stesso tempo desideroso di far bene. Effettivamente l'attaccante parte a razzo: quattro gol al debutto da titolare contro l'Enosis Neon Paralimni (5-2 il risultato finale); tuttavia, in occasione della quarta rete si infortuna ai legamenti del crociato, scontrandosi con il portiere slovacco Pavel Kamesh. Sei mesi di stop per lui. Decisamente meglio andrà la stagione 2003/04 (21 presenze e dieci gol, il miglior marcatore dei suoi), e buona pure l'annata successiva (ancora 21 presenze, e 8 reti messe a segno). Georgios, tra l'altro, si toglie anche la soddisfazione di giocare finalmente in Coppa Uefa. Nell'estate del 2005, a sorpresa, Vakouftsis firma un biennale con l'Omonia Nicosia, rivale storica dell'Apoel - che per consolarsi prende l'altra meteora Paul Okon -, facendo mugugnare non poco i tifosi: nella storia del calcio cipriota, mai nessuno era passato dall'una all'altra sponda calcistica della capitale. Georgios, comunque, non risente delle pressioni e si concede altre due stagioni e mezza di alto livello: il suo score, alla fine del ciclo, sarà di 28 gol in 64 partite. In squadra con lui, tra gli altri, figura l'ex interista e genoano Zé Elias. Il tanto atteso ritorno in Grecia - che nei piani del giocatore sarebbe dovuto avvenire già nel 2003 - risale al gennaio 2008: firma con l'Ergotelis di Creta, squadra nella quale tuttora milita con la maglia numero 70. A 28 anni, chissà quante altre soddisfazioni potrà togliersi. E chi dice che non possa anche tornare a ritagliarsi uno spazio nel calcio che conta. Insomma, data l'età, meteora sì ma sub-iudice.