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Paganese, organico rivoluzionato e linea verde: cambia il progetto

Paganese, organico rivoluzionato e linea verde: cambia il progettoTUTTO mercato WEB
© foto di Giuseppe Scialla
venerdì 3 febbraio 2017, 09:052017
di Stefano Sica

Che il must dello spending review avrebbe contrassegnato il mercato della Paganese, era noto già da dicembre. Abbattimento dei costi e linea verde, questo il nuovo corso imposto da patron Trapani per la finestra di mercato invernale. Una premessa è d'obbligo: l'operato del ds Fabrizio Ferrigno inerente ai movimenti in uscita, è stato senza'altro positivo. La Paganese, in questo senso, è riuscita a liberarsi degli ingaggi più onerosi (Maiorano, Iunco e Camilleri) mettendo in lista di sbarco sette elementi totali, capitalizzando al massimo l'operazione Deli e non svendendo Cicerelli. Non era facile e non era scontato. Ma quest'obiettivo, anche se a fatica, è stato raggiunto. Più complicato invece il mercato in entrata, che ha risentito in sostanza di due elementi: da un lato, i tempi lunghi maturati prima di formalizzare le varie uscite, condizione necessaria ed impellente per cominciare ad agire in maniera più produttiva. Particolare che proprio Grassadonia aveva rimarcato con una certa perentorietà nel post-gara con l'Andria, parlando di fase pericolosa di immobilismo. Da un altro, la necessità di far quadrare i conti. Ne è uscita una Paganese molto giovane, che perde un corposo benefit sotto l'aspetto dell'esperienza e che, ancora oggi, rappresenta un'incognita nonostante il già evidente ridimensionamento degli obiettivi stagionali (dai play-off ad una salvezza tranquilla). Con Firenze, Liverani, Lys Gomis, Carillo, De Santis, Gorzelewski, Bollino, Carrotta, Filipe e Tascone, sono sbarcati ben sette under su dieci nuovi innesti. Difficile dire ora se questa Paganese largamente rinnovata si sia indebolita o meno. Solo il campo potrà stabilirlo, al di là dell'indubbia differenza di valori specifici, soprattutto in mediana e in difesa, tra gli organici disegnati al termine delle rispettive parentesi di mercato (ed è ovvio che la Paganese a gennaio abbia giocato al ribasso). Grassadonia può certamente contare su una colonna vertebrale di esperienza (Liverani o Marruocco, Alcibiade, Pestrin e Reginaldo), ma è obbligato a trovare una quadratura definitiva nel più breve tempo possibile. Scommessa non facile in considerazione dell'ennesima rivoluzione che ha sovvertito ancora una volta l'organico a sua disposizione, con qualche singolo che dovrà giocoforza ritrovare il ritmo partita essendo stato impiegato a singhiozzo (o per nulla). Dovesse vincerla, mettendo in sicurezza la Paganese, gli si dovrà dare atto di aver compiuto un altro, piccolo miracolo professionale.

E poi restano sul tappeto due incognite sulla ricostruzione di questo mosaico: la mancanza di una vera alternativa a Reginaldo (un gap voluto se, come pare, il club vuole giocarsi tutte le proprie fiches sul giovane Stoia) e, sulla corsia sinistra, a Della Corte, con ben sei difensori centrali in rosa. Troppi, evidentemente. Per quanto al brasiliano Filipe, un centrale puro, sarà chiesto all'occorrenza di adattarsi sulla corsia mancina. E, se la società ostenta fiducia, c'è curiosità per conoscere l'analisi (normalmente schietta) di Grassadonia nella conferenza stampa di oggi. Sono state settimane difficili, durante le quali il trainer salernitano ha avuto momenti di confronto anche aspro col club, arrivando persino a minacciare le dimissioni nel corso di una riunione tenutasi il lunedì successivo al derby con la Casertana. Sfoghi utili perché sono stati quantomeno da stimolo per il sodalizio di Via Filettine per uscire dal torpore. E' indubbio che la stessa esistenza della Paganese sia dipesa finora dalla lungimiranza di Raffaele Trapani. Questo pur nella precarietà progettuale degli ultimissimi anni, con organici perennemente rivisitati e programmazioni a breve conservazione. Ma oggi la palla passa inevitabilmente a chi ha dato mandato per portare a termine questo piccolo ribaltone. Ovvero a lui. Due le chiavi di lettura che se ne possono trarre: l'assenza di supporti economici su cui pure si sperava di far affidamento da settembre ad oggi, o la semplice disillusione prodotta dal cammino ad ostacoli incontrato da una squadra che, secondo i desiderata societari, avrebbe dovuto assestarsi in posizioni più ambiziose di classifica (o entrambe le cose insieme). Magari coltivando qualche sogno proibito. Dubbi che oggi assillano una parte della tifoseria. E che il massimo dirigente azzurrostellato, a bocce ferme, è chiamato a scogliere. Pubblicamente e con genuinità.