Giù la maschera: con Belotti un Milan da scudetto

Ci sono grande entusiasmo, grande euforia intorno e in seno al Milan. La rapidità, l'opulenza, la determinazione con cui è stato affrontato il mercato affidando a Montella una squadra completamente rifatta, hanno stupito tutti contribuendo a risvegliare passioni sopite o soffocate dalla segatura delle ultime stagioni. Stanno spegnendo i focolai di rabbia, indignazione suscitate dallo sconcertante declino dell'epopea berlusconiana. Contrassegnata da deliri, farneticazioni, slogan demenziali e una gestione arruffata di allenatori, mezzi giocatori, dirigenti, avendo il culmine farsesco nell'affiancamento di Barbara Berlusconi a Galliani. 

Nonostante questa estate stupefacente, nessuno ancora balla sui tavoli gridando "hip hip hurra", nessuno parla di gap colmati, nessuno ha lanciato hashtag #ultracompetitivi e #apostocosi, nessuno ha ancora ufficialmente tracciato la linea di confine tra successo e fallimento, nessuno ha indicato l'obiettivo primario se non il generico "ritorno in Champions" il quale di sicuro già da solo ci regala brividi e pelle d'oca per sensazioni lontane. 

Il lavoro di assemblamento dei molti nuovi campioni dei quali si e assortita la rosa non sarà né breve né semplice, ma il valore è tale per cui in un campionato sgangherato come l'ultimo concluso a maggio, con 12-13 squadre prive di motivazioni per 7 mesi, un Milan così può candidarsi nel ruolo di anti-Juve a pieno titolo. Già nel 2016-2017 i rossoneri sono stati i più minacciosi per Allegri negli scontri diretti in campionato, Coppa Italia e Supercoppa. Ora, se la prima linea davvero sarà arricchita da Belotti, non  ci si potrà nascondere: il Milan potrà e dovrà puntare allo scudetto perché è una gara che si correrà tra sole 3-4 squadre. Tra cui solo la Juve ancora superiore, ma non più irraggiungibile.