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Il silenzio dei dirigenti su Giampaolo è scomodo come un esonero: tre partite contro Torino, Fiorentina e Genoa per evitarlo. E Ranieri è libero…TUTTO mercato WEB
martedì 24 settembre 2019, 00:05Editoriale
di Alberto Cerruti
per Milannews.it

Il silenzio dei dirigenti su Giampaolo è scomodo come un esonero: tre partite contro Torino, Fiorentina e Genoa per evitarlo. E Ranieri è libero…

Ci sono tanti silenzi stampa, più o meno giustificati, ma tutti con un denominatore comune: le difficoltà. Non si sono mai visti, infatti, giocatori, allenatori o dirigenti dribblare taccuini o microfoni dopo le vittorie. E allora partiamo dall’ultimo clamoroso silenzio sul pianeta Milan, società sempre più specializzata in materia. Mister Paul Singer e suo figlio Gordon, definito tifoso del Milan dopo esserlo stato dell’Arsenal, non si sono visti a San Siro nemmeno per il derby, perché il fondo Elliott ha pensieri più importanti. L’amministratore delegato chiamato da Londra, mister Gazidis, c’era ma era come se non ci fosse, perché da quando è arrivato nessuno ha mai sentito la sua voce, neppure in inglese. Nemmeno il presidente Scaroni, che ama la vetrina e sa benissimo l’italiano, si è fatto vedere. Era presenti, invece, sempre uno al fianco dell’altro, Boban e Maldini che però sono andati via con la faccia scura e la bocca chiusa. E così, nella serata più amara per tutti i tifosi milanisti, la società ha fatto scena muta lasciando a Giampaolo e allo stralunato Biglia il difficile compito di giustificare una sconfitta ingiustificabile. Un’occasione persa da tutti, perché è nelle difficoltà che si vede la forza di un club. E nel caso specifico, visto che il Milan è in affanno dall’inizio del campionato, un’occasione persa per dimostrare almeno a parole la fiducia nei confronti di un allenatore nuovo. I tifosi, specie quelli che pagano, hanno il diritto di criticare e lo stesso scorso vale per i giornalisti, a maggior ragione se hanno esperienza. I dirigenti, invece, come insegna Galliani che rimane il più bravo e più vincente nella storia del Milan, hanno il dovere di difendere l’allenatore in difficoltà, per convinzione come fece Berlusconi con Sacchi, o per convenienza come fece lo stesso Galliani con Tabarez e Terim, prima dei rispettivi esoneri.

A questo punto, quindi, non bisogna nascondersi, né accontentarsi dei generici comunicati filtrati dal club attraverso i vari social. Il futuro di Giampaolo è legato alle prossime tre partite che precedono la sosta del campionato, il momento storico in cui è più facile voltare pagina. Giampaolo, infatti, ha deluso la società prima ancora dei tifosi, con le sue scelte contraddittorie nelle formazioni iniziali e nei cambi tardivi. Per non parlare del gioco che non si è mai visto, ma questa non è soltanto colpa sua. Non è stato lui, infatti, a chiedere di essere ingaggiato dal Milan, invocando la benedizione di Sacchi che pensa ancora che siano più importanti gli allenatori dei giocatori. Se fosse così, Giampaolo non sarebbe arrivato al nono posto con la Sampdoria a ben 15 punti di distacco dal Milan di Gattuso che evidentemente non piaceva, visto che al suo posto, anche se fu lui a dimettersi, è stato scelto un “maestro” di calcio. Accusato soprattutto di non aver saputo lanciare i rinforzi per una squadra da quinto posto, Giampaolo si giocherà la panchina tra giovedì sera sul campo del Torino, domenica prossima in casa contro la Fiorentina e infine sabato 5 ottobre a Marassi contro il Genoa con cui non ha mai perso nei derby. A quel punto tutti avranno le idee più chiare su di lui, nella speranza che le abbiano più chiare anche i giocatori. Perché se così non fosse, Giampaolo avrebbe esaurito gli alibi visto che il tempo per risalire la classifica non è infinito. E in questo caso, anche se nessuno glielo augura, c’è già un nome eccellente all’orizzonte: Claudio Ranieri, grande esperto a tutte le latitudini, non soltanto a Leicester dove ha compiuto il suo capolavoro, che tra l’altro conosce perfettamente l’inglese, lingua madre dei vertici del club. Anche se questo Milan fa scena muta ovunque. In campo e fuori.