Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / milan / Editoriale
I francesi sicuri: Ralf Rangnick ha firmato con il Milan. Elliott smentisce  ma è troppo tardi. Dopo la bocciatura di Maldini sarebbe un’anatra zoppaTUTTO mercato WEB
giovedì 20 febbraio 2020, 00:00Editoriale
di Franco Ordine
per Milannews.it

I francesi sicuri: Ralf Rangnick ha firmato con il Milan. Elliott smentisce ma è troppo tardi. Dopo la bocciatura di Maldini sarebbe un’anatra zoppa

Dopo la Bild, autorevole quotidiano di notizie tedesco, arriva l’équipe, il giornale parigino che si occupa di sport. Se quest’ultimo “spara” una notizia lo fa dopo aver controllato la fonte, secondo antica e giustissima abitudine. A questo punto ci troviamo di fronte a due indizi che costituiscono, nel mondo del calcio europeo, una prova regina. E cioè: Ralf Rangnick, tedesco, allenatore e direttore sportivo, attualmente al gruppo Red Bull, ha firmato con il Milan per la stagione 2020-2021. La novità, in questa circostanza, è la seguente: Elliott, l’azionista che controlla il club rossonero, invece che cavarsela con la solita storiella “a fine stagione decideremo”, avendo intuito i rischi di una tale generica comunicazione, ha deciso di smentire in modo categorico. Il primo commento da fare è il seguente: troppo tardi cari amici di Londra, sede del quartier generale del fondo americano. Troppo tardi perché ormai la frittata è fatta. Nel senso che l’interessato, ai suoi intimi, ha confermato l’indiscrezione. Sorvolando su quello che è accaduto nei giorni scorsi quando Paolo Maldini, avendo intuito che l’operazione era stata realizzata a sua insaputa, e non condividendola, ha “sparato” a palle incatenate definendo “il profilo del tedesco non adatto a fare l’allenatore del Milan”. Portarsi in casa un’anatra zoppa sarebbe un errore sesquipedale. Sul punto Gazidis, che è il regista di questa avventata operazione, ha fatto finta di niente e tirato dritto sapendo che a fine stagione sarà rivoluzionato per l’ennesima volta il management che si occupa dell’aspetto sportivo.

L’unica fortuna del Milan è il temperamento di Stefano Pioli. L’uomo, oltre che il professionista, è vaccinato a situazioni del genere e perciò non fa una piega, anzi tira dritto per la sua strada avendo intrapreso nel gennaio 2020, con l’arrivo di Ibrahimovic, un viaggio che lo porterà sicuramente a centrare una posizione di classifica meno deprimente e umiliante di quella ereditata all’arrivo a Milanello dal collega Giampaolo.

Per evitare che si dica “tutti bravi a parlare dopo”, è il caso di pronunciarsi adesso. Maldini ha bocciato la candidatura del tedesco non sappiamo se dopo aver indagato sulle sue caratteristiche. Chi scrive questa rubrica, qui, dalle pagine di Milannews, lo dichiara in anticipo sottoscrivendo un convinto no all’arrivo di Rangnick per una serie di motivi che qui possiamo di seguito analizzare. Primo: perché non conosce le dinamiche del calcio italiano che sono uniche e clamorosamente diverse dalle altre europee. Gli esempi di allenatori stranieri, provenienti da diverse esperienze, che abbiano fatto bene al primo anno sono rari, Mourinho l’eccezione più recente. Secondo: le caratteristiche del campionato italiano sono maggiormente tattiche e quindi c’è bisogno di un tecnico che sia particolarmente ferrato in materia. Diverse sono gli usi, i costumi e anche le abitudini alimentari. Conte, quando è arrivato a Londra dall’Italia, ha modificato anche il menù dei calciatori del Chelsea.

Ultima considerazione: la gestione Pioli è stata costruita intorno alla figura carismatica di Ibrahimovic. Non sappiamo come Zlatan prenderà l’eventuale sostituzione del tecnico e il piano futuro preparato dal tedesco. Insomma siamo all’immediata vigilia di un nuovo ribaltone. Cambiare ogni anno allenatore, staff, dirigenti dell’area sportiva significa sottoporre Milanello all’ennesimo buco nell’acqua. L’esempio della Lazio (linea di comando cortissima, con Lotito, Tare e Simone Inzaghi, gruppo squadra identico da tre anni di fila) dovrebbe insegnare qualcosa.