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Un regalo a gennaio. Con il pubblico (e un centravanti) è meglio. I "difensori" Rebic, Leao, Diaz. Rossoneri come gli azzurri: poche stelle, ma da squadraTUTTO mercato WEB
venerdì 24 settembre 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
per Milannews.it

Un regalo a gennaio. Con il pubblico (e un centravanti) è meglio. I "difensori" Rebic, Leao, Diaz. Rossoneri come gli azzurri: poche stelle, ma da squadra

Aveva ragione Pioli: dopo Lazio, Liverpool e Juventus, "adesso arriva il difficile" aveva detto. Si trattava di tenere alte la tensione, la concentrazione, l'attenzione in gare apparentemente più facili, più abbordabili. Il Venezia ha creato non pochi problemi innalzando il suo fitto muro davanti all'area e, come nella scorsa stagione, l'assenza di un vero uomo d'area (un centravanti) pesa enormemente nella finalizzazione della manovra. Non c'è profondità, i centrali avversari non hanno punti di riferimento e vanno ad aumentare la densità del traffico tra le linee. Bisogna per forza cercare soluzioni alternative, incursioni, inserimenti. Cosicché il lavoro diventa parecchio dispendioso se non si sfruttano calci piazzati o le poche occasioni in area. Grazie al cielo, Giroud e Ibrahimovic stanno tornando e lo stesso Pellegri è sulla via del recupero totale. 

La continuità nel rendimento è l'arma migliore che questa squadra ha nel suo arsenale, grazie all'organizzazione e all'impianto che Stefano Pioli ha costruito in 2 anni. Assenti, sostituti, cambi e titolari offrono identiche garanzie e contributo, naturalmente con tasso tecnico, qualità e caratteristiche diverse. Il passo nel giudizio sarebbe stato brevissimo se le cose contro il Venezia si fossero ulteriormente complicate: il turnover è un'arma a doppio taglio e il risultato influenza critiche e giudizi in maniera inesorabile. Il fatto è che per fare la formazione, un allenatore deve considerare la densità del calendario, la condizione, il minutaggio, le caratteristiche dell'avversario e navigare in certe acque non è facile se non puoi contare su 7 infortunati. 

Il paragone con l'Italia di Mancini, quanto ad assenza - in questa fase - di fuoriclasse acclarati, calza perfettamente rispetto invece allo spirito e al sistema che coinvolge tutti, responsabilizzandoli e rendendoli davvero consapevoli dei propri mezzi. 

Assistere alla partita allo stadio consente, tra le molte altre cose, di avere una visione ampia dei movimenti della squadra quando attaccano gli avversari ("fase di non possesso", per dirla forbita): così è possibile apprezzare il pressing senza sosta di Rebic in particolare, le sorprendenti rincorse di Leao che ha imparato a vivere la partita nel suo insieme, la rabbia di Diaz quando perde la palla e lotta per recuperarla. Movimenti che stremano i 3 attaccanti, qualche volta poco lucidi nel controllo, ma aiutano in una fase difensiva efficacissima: il Milan ha subìto 2 gol in 5 partite, Maignan è stato impegnato per l'ordinaria amministrazione (persino contro la Juventus in un primo tempo difficile).

Ora, considerati i problemi affrontati in settembre e la Coppa d'Africa in programma a gennaio, insieme con l'amletica situazione contrattuale di Kessie, la società è già al lavoro per coprire un paio di falle nella prossima sessione di mercato. Le assenze pesano in quanto tali, ma anche perché sfiniscono chi gioca sempre e danno poche possibilità di varianti in corso d'opera. Non è un caso che Pioli abbia messo l'accento sulla spinta del pubblico a San Siro, perché la gente percepisce questo genere di difficoltà: 3 vittorie consecutive in casa credo siano un dato vecchio di qualche anno. 

A proposito di pubblico. Si diceva che gli stadi vuoti aiutassero la marcia e la crescita dei rossoneri. Può darsi che sia stato anche così, certo è che con gli stadi che si riempiono, gli esami di maturità per il momento vengono superati con ottimi voti ed è per questo sognare una laurea non è affatto proibito.