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#iorestoacasa - TMW consiglia: "Nulla al Mondo di più bello". L'epopea del calcio fra guerra e pace
Non c'è due senza tre. E per concludere i consigli della settimana ecco il terzo e ultimo capito dedicato da Enrico Brizzi al calcio italiano che fu. Si riparte dal 1938 e dalla vittoria della seconda Coppa del Mondo da parte dell'Italia di Vittorio Pozzo e si arriva al 1950 attraversando la Seconda Guerra Mondiale. “Nulla al Mondo di più bello”, questo il titolo scelto dall'autore riprendendo una frase dello storico ct-giornalista dopo il trionfo di Parigi.
È la storia del “Grande Torino”, di come nacque, sopravvisse anche alla guerra per poi finire tragicamente nello schianto di Superga; di Giuseppe Meazza che diventa l'uomo più popolare di Milano; del trasferimento di Silvio Piola alla Lazio in nome della ragion di stato e del Fornaretto Amadei idolo della sponda giallorossa della capitale ed eroe del primo scudetto romanista. Ma ci sono anche la guerra con i suoi lutti, la crescita del regime fascista e delle sue odiose leggi razziali, di una Germania che annette la fortissima Austria (ribattezzata negli anni '30 Wunderteam) di allora e di quel Matthias Sindelar che si rifiutò di scendere in campo con la Germania Nazista e morì in circostanze misteriose. Degli esuli baschi e catalani che dopo aver provato invano a opporsi a Franco e la sua falange si dispersero in centro e sud America.
È anche la storia dello Scudetto di guerra vinto dai Vigili del Fuoco de La Spezia, e riconosciuto solo in tempi recenti e poi della liberazione e del ritorno alla normalità sotto il segno degli ultimi colpi di Valentino Mazzola e di quella squadra granata rimasta immortale fino ai tempi nostri.
È la storia del “Grande Torino”, di come nacque, sopravvisse anche alla guerra per poi finire tragicamente nello schianto di Superga; di Giuseppe Meazza che diventa l'uomo più popolare di Milano; del trasferimento di Silvio Piola alla Lazio in nome della ragion di stato e del Fornaretto Amadei idolo della sponda giallorossa della capitale ed eroe del primo scudetto romanista. Ma ci sono anche la guerra con i suoi lutti, la crescita del regime fascista e delle sue odiose leggi razziali, di una Germania che annette la fortissima Austria (ribattezzata negli anni '30 Wunderteam) di allora e di quel Matthias Sindelar che si rifiutò di scendere in campo con la Germania Nazista e morì in circostanze misteriose. Degli esuli baschi e catalani che dopo aver provato invano a opporsi a Franco e la sua falange si dispersero in centro e sud America.
È anche la storia dello Scudetto di guerra vinto dai Vigili del Fuoco de La Spezia, e riconosciuto solo in tempi recenti e poi della liberazione e del ritorno alla normalità sotto il segno degli ultimi colpi di Valentino Mazzola e di quella squadra granata rimasta immortale fino ai tempi nostri.
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