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Il finale alternativo, il pari del Verona: Milan, ci sei andato troppo vicino
Clamoroso finale al Bentegodi: all'ultimo secondo il Verona agguanta il Milan. A segnare l'1-1 definitivo è, su calcio di punizione, Miguel Veloso. Fallo di Calabria su Pessina nel finale, rosso diretto per il terzino rossonero (Manganiello valuta l'episodio chiara occasione da gol). Non è rigore, ma punizione dal limite. Con Veloso in campo, però, sono dettagli: il portoghese disegna una traiettoria perfetta, Donnarumma vola ma non può nulla e la sfera gonfia la rete alle sue spalle.
Quel che leggete qui sopra è un romanzo che non si è svolto: il Milan ha battuto 1-0 il Verona. In un mondo parallelo, però, è andata così. Il Diavolo ha ricevuto pan per focaccia: non solo l'espulsione di Calabria a fare il paio con quella di Stepinski, ma anche il gol di Veloso su punizione a pareggiare quello di Piatek su rigore. Il karma riequilibrato, il pugnace Hellas di Juric che doma il soporifero Milan di Giampaolo. Quel che leggete qui sopra è un lavoro di fantasia, ma neanche troppo. Perché il Milan ha vinto, ma ci è andato pericolosamente (per se stesso) vicino.
Troppe incertezze. Dal primo minuto, Giampaolo manda in campo una formazione che è quella del Milan di Gattuso senza esserlo davvero. Paquetá è spedito in una terra di nessuno in cui lo stesso allenatore ha già dichiarato di non vederlo. Suso libero di fare quel che vuole a destra non per convinzione ma perché è l'unica collocazione in cui si esalti. E in questo momento è l'unico giocatore a poter esaltare il Milan. Biglia restituito alla regia nonostante la freschezza di Bennacer. Una serie di incertezze e contraddizioni: nel primo tempo dei rossoneri, che il tecnico comprensibilmente non vuole vedere bollato come "imbarazzante", l'unica cosa che funziona è la difesa. Cioè quel che già funzionava prima.
La cosa migliore è capire i propri errori. E di questo, a Giampaolo, va dato atto. L'inserimento di Rebic, il passaggio al tridente, sono passaggi giusti, lo concediamo al mister rossonero. Ma sono anche rimedi a errori pregressi. Il punto è trovare un piano di gioco che assecondi la squadra a disposizione, e crederci: le scosse di assestamento sono inevitabili, alla terza giornata non è certo il tempo delle bocciature e anzi gli esperimenti sono più che comprensibili. Il problema è che, in superiorità numerica per 70 minuti, il Milan è andato vicinissimo a quel finale inventato che leggete qualche riga più in alto. Soffrendo a Verona, contro una squadra inferiore negli undici (dieci) uomini in campo, ma schierata seguendo un'idea chiara, definita. Non è un dettaglio. E se basta questo, per mettere in difficoltà il Milan, la strada che i rossoneri di Giampaolo devono fare è ancora lunga.
Quel che leggete qui sopra è un romanzo che non si è svolto: il Milan ha battuto 1-0 il Verona. In un mondo parallelo, però, è andata così. Il Diavolo ha ricevuto pan per focaccia: non solo l'espulsione di Calabria a fare il paio con quella di Stepinski, ma anche il gol di Veloso su punizione a pareggiare quello di Piatek su rigore. Il karma riequilibrato, il pugnace Hellas di Juric che doma il soporifero Milan di Giampaolo. Quel che leggete qui sopra è un lavoro di fantasia, ma neanche troppo. Perché il Milan ha vinto, ma ci è andato pericolosamente (per se stesso) vicino.
Troppe incertezze. Dal primo minuto, Giampaolo manda in campo una formazione che è quella del Milan di Gattuso senza esserlo davvero. Paquetá è spedito in una terra di nessuno in cui lo stesso allenatore ha già dichiarato di non vederlo. Suso libero di fare quel che vuole a destra non per convinzione ma perché è l'unica collocazione in cui si esalti. E in questo momento è l'unico giocatore a poter esaltare il Milan. Biglia restituito alla regia nonostante la freschezza di Bennacer. Una serie di incertezze e contraddizioni: nel primo tempo dei rossoneri, che il tecnico comprensibilmente non vuole vedere bollato come "imbarazzante", l'unica cosa che funziona è la difesa. Cioè quel che già funzionava prima.
La cosa migliore è capire i propri errori. E di questo, a Giampaolo, va dato atto. L'inserimento di Rebic, il passaggio al tridente, sono passaggi giusti, lo concediamo al mister rossonero. Ma sono anche rimedi a errori pregressi. Il punto è trovare un piano di gioco che assecondi la squadra a disposizione, e crederci: le scosse di assestamento sono inevitabili, alla terza giornata non è certo il tempo delle bocciature e anzi gli esperimenti sono più che comprensibili. Il problema è che, in superiorità numerica per 70 minuti, il Milan è andato vicinissimo a quel finale inventato che leggete qualche riga più in alto. Soffrendo a Verona, contro una squadra inferiore negli undici (dieci) uomini in campo, ma schierata seguendo un'idea chiara, definita. Non è un dettaglio. E se basta questo, per mettere in difficoltà il Milan, la strada che i rossoneri di Giampaolo devono fare è ancora lunga.
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