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Nassi: Orsato e le turbolenze nell'AIA. Giraudo si appelli al Consiglio di Stato
Quando guardo Inghilterra - Brasile, Spagna - Brasile, Inghilterra - Belgio e Francia - Germania viene più di un dubbio che abbia ragione Spalletti, se dice che andremo agli Europei per vincere.
Abbiamo già avuto Mancini che voleva portare a casa il quinto Mondiale.
Se ci si mette anche il C.T. vuol dire che dobbiamo migliorare, lavorare in silenzio e aspettare a parlare, confortati dai fatti. Invece assistiamo a convocazioni pletoriche, a formazioni rinnovate, quasi la squadra fosse la dama e i calciatori pedine.
Eppure le partite viste fanno pensare che dobbiamo correre per recuperare il gap e, dal momento che anche nel calcio saper lavorare determina, non rimane che attendere, per vedere il blocco dell'Inter farla da padrone, se ha la miglior difesa d'Europa, con Darmian, Acerbi, Bastoni e Dimarco, più Barella e Frattesi. Poi Donnarumma, Di Lorenzo, Pellegrini, Retegui, Chiesa, Locatelli, Mancini, Cristante, Scalvini, Zaccagni, Zaniolo, Vicario e pochi altri a completare un organico che, di volta in volta, avrà bisogno di pochi ritocchi.
Nel calcio comunque non ci si annoia.
Stavolta è Orsato a uscire allo scoperto e a chiedere il commissariamento, per la gioia di Gravina. L'internazionale di Schio sarebbe designatore, Rocchi Presidente AIA e, al comando, un uomo del numero uno. In modo da impedire a Trentalange e Baglioni di tornare ad occupare posizioni dominanti e fare le cose nel miglior modo possibile. Se qualcuno pensa che all'interno dell'organizzazione ci sia un attimo di calma, sbaglia. La lotta è senza esclusione di colpi. Poi forze eguali e contrarie si annullano e tutto torna come deve. L'AIA è questa, ma i limiti sono la sua forza.
Chiudo con la sentenza della Corte Europea sul ricorso di Giraudo relativo a Calciopoli. Da una guerra di potere, che voleva sostituire Carraro alla Presidenza della FIGC, nacque un polverone mai visto. Si risolveva rivedendo due articoli delle Carte Federali, dove si leggeva che i vertici arbitrali e i designatori erano scelti da Carraro. Ebbene, portata davanti al TAR del Lazio, i giudici hanno risposto: "Il problema che solleva non è di nostra competenza". Le motivazioni? In seguito. Una legge del 2003 stabilì che su tutte le vicende giudiziarie e sportive doveva rispondere un organo della Capitale, come vuole l'Italia romanocentrica. A Giraudo, quindi, non rimane che appellarsi al Consiglio di Stato.
Abbiamo già avuto Mancini che voleva portare a casa il quinto Mondiale.
Se ci si mette anche il C.T. vuol dire che dobbiamo migliorare, lavorare in silenzio e aspettare a parlare, confortati dai fatti. Invece assistiamo a convocazioni pletoriche, a formazioni rinnovate, quasi la squadra fosse la dama e i calciatori pedine.
Eppure le partite viste fanno pensare che dobbiamo correre per recuperare il gap e, dal momento che anche nel calcio saper lavorare determina, non rimane che attendere, per vedere il blocco dell'Inter farla da padrone, se ha la miglior difesa d'Europa, con Darmian, Acerbi, Bastoni e Dimarco, più Barella e Frattesi. Poi Donnarumma, Di Lorenzo, Pellegrini, Retegui, Chiesa, Locatelli, Mancini, Cristante, Scalvini, Zaccagni, Zaniolo, Vicario e pochi altri a completare un organico che, di volta in volta, avrà bisogno di pochi ritocchi.
Nel calcio comunque non ci si annoia.
Stavolta è Orsato a uscire allo scoperto e a chiedere il commissariamento, per la gioia di Gravina. L'internazionale di Schio sarebbe designatore, Rocchi Presidente AIA e, al comando, un uomo del numero uno. In modo da impedire a Trentalange e Baglioni di tornare ad occupare posizioni dominanti e fare le cose nel miglior modo possibile. Se qualcuno pensa che all'interno dell'organizzazione ci sia un attimo di calma, sbaglia. La lotta è senza esclusione di colpi. Poi forze eguali e contrarie si annullano e tutto torna come deve. L'AIA è questa, ma i limiti sono la sua forza.
Chiudo con la sentenza della Corte Europea sul ricorso di Giraudo relativo a Calciopoli. Da una guerra di potere, che voleva sostituire Carraro alla Presidenza della FIGC, nacque un polverone mai visto. Si risolveva rivedendo due articoli delle Carte Federali, dove si leggeva che i vertici arbitrali e i designatori erano scelti da Carraro. Ebbene, portata davanti al TAR del Lazio, i giudici hanno risposto: "Il problema che solleva non è di nostra competenza". Le motivazioni? In seguito. Una legge del 2003 stabilì che su tutte le vicende giudiziarie e sportive doveva rispondere un organo della Capitale, come vuole l'Italia romanocentrica. A Giraudo, quindi, non rimane che appellarsi al Consiglio di Stato.
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