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Guido Clemente di San Luca a TN: "Il San Paolo deve far sentire a Messi come si esprime la città di Dio"
lunedì 24 febbraio 2020, 13:00Le Interviste
di Redazione Tutto Napoli.net
per Tuttonapoli.net

Guido Clemente di San Luca a TN: "Il San Paolo deve far sentire a Messi come si esprime la città di Dio"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto un editoriale per Tuttonapoli con alcune considerazioni in vista di Napoli-Barce

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto un editoriale per Tuttonapoli con alcune considerazioni in vista di Napoli-Barcellona.

"E adesso? L’interrogativo è più generale delle vicende degli azzurri. Il coronavirus che si manifesta in maniera crescente pone un sacco di domande cui la scienza non sembra dare ancora risposte certe. È vero che il virus s’è già esteso ben più di quanto non sia stato rilevato semplicemente perché chi se l’è beccato l’ha superato indenne come una influenza normale? È realistico che l’elevato numero di casi nel nord Italia (soprattutto in Lombardia e Veneto) dipenda da carenze igienico-sanitarie e non derivi semplicemente da una più spiccata volontà ed una più efficiente capacità di rilevazione rispetto al resto del Paese e agli altri Stati europei? Come e dove è nato? Quanto, e soprattutto per chi, ed in presenza di quali concause, è mortale?

Tutte queste domande ci fanno apparire strano il nostro incedere quotidiano. Obiettivamente ridimensionano, se non addirittura inibiscono in modo radicale, ogni ragionare. Figuriamoci quello avente ad oggetto il pallone. Tuttavia – ce lo dicono gli esperti – non bisogna farsi prendere dal panico. Certo, si devono prendere le necessarie precauzioni, ma occore continuare a campare contenendo al minimo le ansie. Per questo si può, e si deve, continuare a parlare anche delle nostre passioni.

Domani sera si giocherà col Barça? Quattro partite della giornata di campionato sono state sospese. Staremo a vedere. A Brescia il Santo Patrono – che adesso avrà da esaudire preghiere più meritevoli di ascolto – ci ha benevolmente tenuti d’occhio (ad Orsato è stato ‘impedito’ di ‘sbagliare’!). La squadra conferma di essere sulla strada del ritrovare identità. Abbiamo ripreso a far punti anche con le ‘piccole’.

A questo riguardo rilevo un ricorrente vizio del ragionare. Leggo che autorevolmente si afferma che il Napoli va male perché ha perso 20 punti con le piccole. Mi pare che si confonda la causa con l’effetto. Aver perso quei 20 punti è la conseguenza dell’andar male. Non la causa. La domanda corretta, quindi, è perché è andato male, così perdendo quei 20 punti? Si dice che ciò sia dipeso dal fatto che sia finito un ciclo. Che vuol dire? Certo non si può ancora pensare alla felice stagione guidata da chi poi ha tradito se stesso. Ma si può dire che i residui interpreti di quella squadra sono giocatori finiti? Callejon, Mertens, Insigne, Koulibaly, Ghoulam, Maksimovic, Hysaj, Mario Rui, Allan, Zielinsky, Milik. Possono dirsi giocatori esauriti? Mi pare una sciocchezza colossale. Si tratta ovviamente di capire, da un lato, se ed in che misura siano funzionali al nuovo disegno tattico dell’allenatore, e, dall’altro, se siano motivati. Banalmente.

A Brescia abbiamo registrato gli ennesimi cori contro i napoletani. Ai quali s’è aggiunto il solito commento fuori luogo di Vittorio Feltri («Da Lombardo devo ammettere che invidio i napoletani che hanno avuto solo il colera, roba piccola in confronto al Corona»). A parte la grevità delle parole, spicca la superficialità del pensiero. Che disvela il razzismo sotteso. Cui non vale rispondere sullo stesso piano, rivendicando la ‘superiorità’. Nessuno è meglio o peggio dell’altro di fronte alle disgrazie. Abbiamo letto che il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, CarloVerna, ha auspicato che Feltri lasci spontanemente e che comunque il competente organo di disciplina si pronunci con coraggio.

L’episodio mi ha fatto venire in mente la recente visita di Salvini alla palestra di Maddaloni. Vorrei ricordare al benemerito maestro di sport e di legalità, che il signore che ha ospitato con tanto onore intonava da tifoso milanista il coro «Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani. Son colerosi, terremotati, che col sapone non si sono mai lavati». Si deve saper perdonare. Ce lo ricordava proprio il Vangelo di ieri. Ma un conto è perdonare, non portare odio, ché l’odio si vince solo con l’amore. Altro è pensare di affidarsi a gente così, pensando che possano rappresentarci. Tanto più perché non ha mai esplicitamente abiurato quel coro. La verità è che la storia avverte del rischio che si corre consegnandosi nelle mani dei sedicenti fautori dell’ordine e della disciplina. Il loro ordine. La loro disciplina.

Domani sera – dicevamo – ospitiamo la Pulce. Dobbiamo fargli sentire come si esprime la città ‘di Dio’. Gli ultras hanno dichiarato che non ci saranno. Continuo a rivolgere loro l’appello. Se il Presidente è scarsamente sensibile, rispondetegli dimostrando l’amore. Che non ha limiti e confini. Men che meno negli odiosi comportamenti altrui. Abbiamo bisogno di chi guida i cori.

E a chi pensa che possiamo fare a meno degli ultras, facciamo notare che col Lecce, pur se in 40.000, senza di loro non siamo stati capaci di farci sentire. E gli suggeriamo di rinfrescare la memoria rileggendo il libro di Hornby, Febbre a 90°. L’equazione ultras = spacciatori/delinquenti è priva di fondamento. Quali fonti attestano giudizi così generalizzanti, assertivi e tranchant? Quella equazione è propria della stessa cultura secondo cui, mutatis mutandis, politica = corruzione, magistratura = virtù, omeopatia = stregoneria, e così via.

Mi ripeto. Nessun giustificazionismo. Nemmeno, però, appiattimento su un tifo ‘imborghesito’ e da teatro. Rifiutiamo i luoghi comuni dei benpensanti. Recuperiamo il nostro proverbiale amore per la maglia! E per i giocatori che la indossano! All’impresario attento e capace (ma poco sensibile all’anima profonda e popolare della città), che usa dare agli altri del ‘cafone’, vogliamo sommessamente rammentare la parabola evangelica della trave e della pagliuzza. E che il Patrono continui a vegliare su di noi. In ogni senso".