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Thuram e la lotta al razzismo: "Mia madre mi ha detto rassegnati. Non l'ho ascoltata"
"Quando gridi che Koulibaly è una scimmia tu fai violenza, colpisci non solo lui ma tanta gente"
Lilian Thuram, calciatore ieri e oggi scrittore impegnato sul fronte della lotta al razzismo, è stato il primo ospite del Festival dello Sport di Trento: "Perché bisogna aspettare di vincere un Mondiale per rendersi conto della realtà? - dice riferendosi al successo iridato del '98 con la Francia, una squadra incredibilmente multietnica - Questo mi ha dato fastidio, ma è stato anche un modo di riflettere per la Francia. Perché solo nel calcio si può fare e non altrove? E questa domanda ha fatto crescere il mio Paese.
Anche da bambino io riflettevo sul razzismo: in Guadalupa no, solo quando sono arrivato a a scuola a Parigi mi hanno detto sporco nero. E lì me ne sono chiesto la ragione. E la mia mamma mi ha detto: rassegnati, le cose non possono cambiare. Per fortuna non ho ascoltato mia madre, mi sono messo a leggere, ho studiato la storia, ho incontrato delle persone, ed è così che sono arrivato al Mondiale consapevole di tanti pregiudizi. È assurdo dire che non sei francese perché hai gli occhi azzurri. Il razzismo è una trappola, un’ideologia politica che va avanti perché c’è gente che ci guadagna. Il razzismo è arroganza, è pensare di avere sempre ragione, è non volere ascoltare gli altri. Bisogna uscire da questa arroganza per diventare esseri umani. Per sconfiggerlo bisogna abbattere i pregiudizi. Pregiudizi che nascono quando cresci. Ma i bambini non dicono sono bianco o sono nero, ma sono marrone, rosa, beige. Anche nel mondo del calcio ci sono queste abitudini, i giocatori bianchi gli allenatori bianchi possono fare tanto, se non fai niente vuol dire che accetti uno stato di cose.
I giocatori devono dire: sì c’è razzismo in Italia. E lo dici perché ami l’Italia e vuoi cambiare le cose. Se tu hai un problema, io ti devo aiutare, non è che ti devo chiedere prima da dove viene e che colore della pelle hai. Quando gridi che Koulibaly è una scimmia tu fai violenza, colpisci non solo lui ma tanta gente. Una persona deve aiutare un’altra persona perché abbia gli stessi diritti. Per uscire dal razzismo tu non devi pensare come un francese, un italiano, un nero, un bianco, un senegalese, ma come un essere umano”.
Anche da bambino io riflettevo sul razzismo: in Guadalupa no, solo quando sono arrivato a a scuola a Parigi mi hanno detto sporco nero. E lì me ne sono chiesto la ragione. E la mia mamma mi ha detto: rassegnati, le cose non possono cambiare. Per fortuna non ho ascoltato mia madre, mi sono messo a leggere, ho studiato la storia, ho incontrato delle persone, ed è così che sono arrivato al Mondiale consapevole di tanti pregiudizi. È assurdo dire che non sei francese perché hai gli occhi azzurri. Il razzismo è una trappola, un’ideologia politica che va avanti perché c’è gente che ci guadagna. Il razzismo è arroganza, è pensare di avere sempre ragione, è non volere ascoltare gli altri. Bisogna uscire da questa arroganza per diventare esseri umani. Per sconfiggerlo bisogna abbattere i pregiudizi. Pregiudizi che nascono quando cresci. Ma i bambini non dicono sono bianco o sono nero, ma sono marrone, rosa, beige. Anche nel mondo del calcio ci sono queste abitudini, i giocatori bianchi gli allenatori bianchi possono fare tanto, se non fai niente vuol dire che accetti uno stato di cose.
I giocatori devono dire: sì c’è razzismo in Italia. E lo dici perché ami l’Italia e vuoi cambiare le cose. Se tu hai un problema, io ti devo aiutare, non è che ti devo chiedere prima da dove viene e che colore della pelle hai. Quando gridi che Koulibaly è una scimmia tu fai violenza, colpisci non solo lui ma tanta gente. Una persona deve aiutare un’altra persona perché abbia gli stessi diritti. Per uscire dal razzismo tu non devi pensare come un francese, un italiano, un nero, un bianco, un senegalese, ma come un essere umano”.
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