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Pordenone Calcio: Il Colucci pensiero
mercoledì 28 giugno 2017, 10:57In Copertina
di Redazione TuttoPordenone
per Tuttopordenone.com
fonte Il Gazzettino di Pordenone - Dario Perosa

Pordenone Calcio: Il Colucci pensiero

Pordenone piazza tranquilla per Leonardo Colucci?

Sì, se per piazza si intende una tifoseria che ha prodotto gli ultimi (e nemmeno eclatanti) eccessi nell’ormai lontano gennaio 1983, in C2, stagione fra l’altro giocata al Comprensoriale di Fontanafredda, dopo una sconfitta interna con l’Omegna, contestando l’allora tecnico Livio Fongaro e la sua “zona” (presidente Giuseppe Gregoris).

Diversa la situazione se si limita l’esame ai rapporti con Mauro Lovisa e il suo clan, visto come si sono risolti gli ultimi rapporti con Parlato, Rossitto (due volte) e con lo stesso Bruno Tedino al di là delle manifestazioni ufficiali di reciproco affetto post critiche al Franchi di Firenze dopo l’eliminazione a opera del Parma, poi promosso in B.

Colucci avrà l’impegnativo compito di far scordare le due semifinali playoff conquistate dal suo predecessore Bruno Tedino e lavorare assiduamente per centrare l’obiettivo della “serie B in due stagioni” indicato da Mauro Lovisa. Vediamo quali sono i princìpi del calcio secondo Colucci.

Di lui dicono che sia “uno tosto”. Andrea Grammatica, ds dimissionario della Reggiana l’ha definito “predestinato”.

Il resto lo traiamo dalle affermazioni fatte dallo stesso Colucci un anno fa durante la presentazione alla stampa e ai tifosi reggiani. Al di là delle giovanili, Leo ha alle spalle una sola esperienza da primo allenatore, interrotta oltre a tutto a metà percorso.

“Fabio Capello – ricordava l’anno scorso -, dopo la primavera del Milan, ha preso la prima squadra e sappiamo tutti cosa ha fatto. Io ho imparato tanto da Ancelotti, Mazzone, Prandelli e Giampaolo”.

Su organico e modulo:

"I giocatori dovranno mettere in campo grande professionalità, impegno e soprattutto dignità. Mi interessa che abbiano più fame che fama. Oggi dieci palleggi li sanno fare tutti. Altri ingredienti rendono forte un giocatore. Non si vince facendo una rabona o un doppio passo, ma giocando di squadra insieme ai compagni. Il modulo può variare – disse allora il -. Possiamo scendere in campo con un 4-3-3, ma anche con 3 difensori dietro. E’ l’interpretazione che conta: il modulo è statico, ma il calcio è dinamico”.