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Carlo Nesti: Ancelotti finto buono

Carlo Nesti: Ancelotti finto buono
martedì 26 settembre 2006, 09:222006
di Appi .
fonte www.carlonesti.it

Se provate a chiedere a Ringhio Gattuso un parere sul carattere di Carlo Ancelotti, vi risponderà, senza alcun dubbio, che il mister non è poi tanto "buono" come lo si vuol far passare. A volte i luoghi comuni non tengono conto dei mille risvolti di un temperamento, in cui le tinte si mescolano, a seconda degli istinti e degli istanti: credo che Clarence Seedorf sappia di che cosa sto scrivendo, o no?

E' facile confondere la bontà con l'educazione, ad esempio. Ancelotti è una persona educata, e in genere non ha bisogno di fare l'antipatico, come Capello o Lippi, per spiegare il suo pensiero. Ma, dietro l'educazione, non sempre c'è la generosità, soprattutto quando gli eventi richiedono un metro di comportamento rigido, a costo di cambiare aspetto, e sorprendere le folle. Ecco: questo è Ancelotti.

Avete presente quando si trattò di decidere, a Parma, se confermare Zola, o meno? Disse chiaramente di no, e non mi risulta che si comportò da "buono". La stessa cosa gli accadde nella prospettiva Baggio, che fu scartata senza alcuno scrupolo. Il contadino Carlo è di volto dolce, ma di scorza dura, e in lui correttezza e determinazione vanno di pari passo, come gli capitava da calciatore.

Il bello di sentirsi ancora giocatore, di farsi dare del "tu", di esprimersi più da fratello maggiore che da generale, non deve, dunque, trarre in inganno. Anzi: è proprio la sensazione di essere ancora con loro, in campo, a trasmettergli la forza del capitano, che, quando è necessario, sbraita e rimbrotta, per garantire l'esempio e la spinta. Scandalizzarsi per l'Ancelotti "cattivo" è una sciocchezza.

Ci saranno altri scambi di vedute, tipo Moratti, Kaka e Seedorf, e saranno sempre inevitabili. Ma chiedere di abolire le telecamere a bordo campo, come ha detto, non è da lui, che non deve temere nulla sul piano dell'immagine. Ci sono voci che rientrano nello stipendio, fra queste l'adeguamento al teleobbiettivo, e Carletto, più sensato di tanti, se ne faccia, per favore, una ragione.