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L'editoriale sulla C - Ora del decesso 15:15
Editoriale di Luca Bargellini per TuttoC.com
Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro dopo il 20-0 di Cuneo-Pro Piacenza ha chiesto scusa. “Una delle pagine più nere di sempre del nostro calcio” l’ha definita, con ragione, il numero uno della terza serie. Una vergogna. Uno scempio. Uno schifo. Chiamatela come volete, il succo non cambia.
In queste ore partiranno i consueti processi. Di chi è la colpa? Chi poteva fare qualcosa per evitarlo? Chi ha fatto finta di niente? Quesiti corretti, dubbi leciti. Ma la risposta necessaria è solo una: tutti. Tutti sono colpevoli.
E’ colpevole il palazzo del calcio, a partire da quella FIGC che la scorsa estate ha scempiato le serie inferiori fino ad arrivare ad una Lega Pro che solo negli ultimi anni si è mossa seriamente.
Sono colpevoli gli imprenditori senza scrupoli (alcuni di grande nome, altri più di nicchia) a cui è stato concesso di avvicinarsi al pallone per usarlo per mero tornaconto personale, sfruttando trucchetti di bilancio, infischiandosene delle regole esistenti, ma soprattutto fregandosene di quel lato emozionale e affettivo che in questo paese rende questo sport ben più di un semplice gioco.
Sono colpevoli quei calciatori e dirigenti che pur di avere un gettone in più tra i professionisti hanno prestano il fianco, chiuso gli occhi, a situazioni tanto malsane quanto surreali.
E’ colpevole la stampa, troppo spesso clientelare nei confronti di alcune realtà, arrivando anche a dimenticare che il nostro compito è raccontare al meglio ciò che accade e non fare la collezione di contatti fra i potenti di turno a cui dare del tu.
Tutti siamo colpevoli. E al tempo stesso tutti adesso sono chiamati a ripartire. Attraverso un comportamento che affonda le proprie radici nell’etica sportiva, attraverso regole certe ed una ancor più certa applicazione delle stesse e, infine, attraverso la comune volontà di muoversi nella medesima direzione. Perché “o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente”.
Non c’è più spazio per tergiversare. La figuraccia è troppo grande per essere dimenticata o nascosta come un mucchietto di polvere sotto il tappeto. La Serie C che conoscevamo è morta. Ieri alle 15:15 (orario d'inizio del match della vergogna), sul prato del “Fratelli Paschiero” di Cuneo. Il destino, però, ci ricorda, ancora una volta, che il calcio è un’araba fenice, uccello mitologico in grado di risorgere dalle proprie ceneri. Facciamo in modo, tutti assieme, che non sia un’altra vita sprecata.
In queste ore partiranno i consueti processi. Di chi è la colpa? Chi poteva fare qualcosa per evitarlo? Chi ha fatto finta di niente? Quesiti corretti, dubbi leciti. Ma la risposta necessaria è solo una: tutti. Tutti sono colpevoli.
E’ colpevole il palazzo del calcio, a partire da quella FIGC che la scorsa estate ha scempiato le serie inferiori fino ad arrivare ad una Lega Pro che solo negli ultimi anni si è mossa seriamente.
Sono colpevoli gli imprenditori senza scrupoli (alcuni di grande nome, altri più di nicchia) a cui è stato concesso di avvicinarsi al pallone per usarlo per mero tornaconto personale, sfruttando trucchetti di bilancio, infischiandosene delle regole esistenti, ma soprattutto fregandosene di quel lato emozionale e affettivo che in questo paese rende questo sport ben più di un semplice gioco.
Sono colpevoli quei calciatori e dirigenti che pur di avere un gettone in più tra i professionisti hanno prestano il fianco, chiuso gli occhi, a situazioni tanto malsane quanto surreali.
E’ colpevole la stampa, troppo spesso clientelare nei confronti di alcune realtà, arrivando anche a dimenticare che il nostro compito è raccontare al meglio ciò che accade e non fare la collezione di contatti fra i potenti di turno a cui dare del tu.
Tutti siamo colpevoli. E al tempo stesso tutti adesso sono chiamati a ripartire. Attraverso un comportamento che affonda le proprie radici nell’etica sportiva, attraverso regole certe ed una ancor più certa applicazione delle stesse e, infine, attraverso la comune volontà di muoversi nella medesima direzione. Perché “o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente”.
Non c’è più spazio per tergiversare. La figuraccia è troppo grande per essere dimenticata o nascosta come un mucchietto di polvere sotto il tappeto. La Serie C che conoscevamo è morta. Ieri alle 15:15 (orario d'inizio del match della vergogna), sul prato del “Fratelli Paschiero” di Cuneo. Il destino, però, ci ricorda, ancora una volta, che il calcio è un’araba fenice, uccello mitologico in grado di risorgere dalle proprie ceneri. Facciamo in modo, tutti assieme, che non sia un’altra vita sprecata.
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