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Almost The Last DanceTUTTO mercato WEB
© foto di Getty/Uefa/Image Sport
mercoledì 26 agosto 2020, 16:15Il corsivo
di Simone Bernabei

Almost The Last Dance

Il titolo è volutamente un richiamo alla fortunata docuserie su Michael Jordan. Perché i paragoni fra Leo Messi e His Airness, senza paura di smentita, sono tanti e ricorrenti. Ed in tempi di playoff NBA, il contesto sorregge l'analisi.

Leo Messi lascerà il Barcellona per sua stessa e precisa volontà. I vertici del club blaugrana, non potrebbe essere diversamente, sono disposti a tutto pur di far cambiare idea alla Pulce, ma ormai il dado è tratto. E allora possono prendere il via le analisi e i ragionamenti su quella che è stata la ventennale esperienza dell'argentino al Camp Nou. I paragoni con Michael Jordan, dicevamo: la grandezza sportiva dei due può esser messa sullo stesso piano. Sport diversi, mondi e momenti distanti, ma stessa esposizione mediatica e un livello di talento accomunabile nonostante l'utilizzo di palloni diversi. Leo Messi è, per molti versi, quel che Michael Jordan è stato per quei Chicago Bulls. Uomo immagine in campo e fuori, guida tecnica ma pure emotiva. Jordan collezionava prestazioni da 50 e più punti, Messi chiudeva stagioni da 50 e più gol.

Il cestista ha vinto campionati NBA e premi come MVP, il calciatore campionati, Champions League e Palloni d'Oro. Il peso nello spogliatoio, poi: le immagini di The Last Dance hanno spiegato a chi non lo conoscesse nel profondo l'influenza di Jordan sulle scelte societarie. Sui giocatori da prendere, sugli allenamenti, su Rodman e Pippen, su Phil Jackson e sulle idee del GM Jerry Krause. Messi, soprattutto da quando è Messi, ha sempre avuto un peso specifico notevole sulla scelta degli allenatori, dal Tata Martino a Villanova. Ma pure sull'ingaggio e le eventuali cessioni dei giocatori, pensiamo a Ibrahimovic o Coutinho e Griezmann e via via a cascata su tutte le altre sfaccettature riguardanti il mondo blaugrana. Addirittura i bene informati sostengono che la Pulce decidesse orari e durate delle sessioni di allenamento. Due figure ingombranti insomma, e mica poco, all'interno dello spogliatoio. Un'importanza all'interno delle gerarchie delle rispettive squadre giustificata dal peso sul campo, ma che a ben guardare ha avuto epiloghi decisamente distanti: perché se alla fine di quel 1998 Michael Jordan, pur con tutte le polemiche del caso, lasciò i Bulls da vincente e con l'anello al dito, lo stesso non si può dire di Messi. Fracaso, è stata la parola maggiormente utilizzata in Spagna nelle ore successive al pesante ko contro il Bayern Monaco. L'epilogo più amaro che mai si potesse immaginare, arrivato per giunta dopo una Liga persa post lockdown a discapito del Real Madrid di Zidane...