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Roma, difesa e scontri diretti: Mourinho combatte con i soliti problemi
Nuova Roma, soliti problemi. Josè Mourinho sarà pure lo Special One, ma la bacchetta magica ancora non ce l’ha. Sei partite di campionato disputate, 8 gol subiti e seconda sconfitta stagionale, quella con la Lazio la prima in un big match. A questo punto della stagione nei due anni precedenti con Fonseca i numeri erano ancora peggiori con 11 punti e con 10 e 9 gol subiti rispettivamente nelle annate 20-21 e 19-20. Un sensibile miglioramento, quello attuale, ma che conferma un trend preoccupante se non sarà aggiustato da qui alle prossime gare perché è impossibile pensare di raggiungere la Champions non vincendo partite in cui la Roma segna due gol (vedi le ultime due trasferte di campionato Verona e Lazio). Il tempo per lavorare, però, non è poi così tanto perché si gioca ogni tre giorni e quando le settimane si allungano la sosta per le Nazionali porta via tanti giocatori. Gli aggiustamenti, dunque, vanno fatti direttamente in partita, ma la rosa di Mourinho si sta rivelando più corta di quanto la dirigenza potesse aspettarsi. Smalling è scalato nelle gerarchie, Kumbulla non viene preso in considerazione e per questo la coppia Mancini-Ibanez è diventata quella titolare con tutte le limitazioni del caso. Sugli esterni, poi, si presenta una situazione simile. Reynolds non è ritenuto all’altezza di sostituire Karsdorp, Calafiori deve crescere ancora tanto e Vina sta pagando un primo periodo di adattamento dal campionato uruguaiano a quello italiano. Dei passi in avanti rispetto al passato sono comunque stati fatti. L’aspetto mentale sta migliorando e lo dimostra il fatto che nonostante lo svantaggio di due reti dopo 25 minuti, la Roma non abbia mollato rimanendo in partita fino alla fine. Certo a livello di numeri la sconfitta nel derby continua a dare credito alla statistica che vede la Roma in deficit negli scontri diretti con le squadre del campionato italiano. A Fonseca è sempre stato uno dei capi maggiori d’imputazione, per Mourinho è ancora presto perché come campione statistico non è ancora sufficientemente rilevante ma la sconfitta con la Lazio rende bene l’idea di quanto il percorso intrapreso dallo Special One sia ancora lungo. D’altronde Mou non ha mai venduto fumo o mentito a nessuno. Ha sempre detto e chiesto del tempo e i tre punti persi con i biancocelesti gli danno ragione.
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