La sosta per le Nazionali: i pro e i contro della Salernitana

Una Salernitana, quella di Fabrizio Castori, lanciatissima verso il sogno promozione. La squadra granata non perde da 12 partite e non subisce gol da 7 partite. La Salernitana è sembrata anche in una condizione invidiabile con i calciatori che corrono per tutti i 90 minuti, spesso anche di più nei finali di gara (come per esempio negli ultimi 15 minuti contro la Spal). Nel prossimo turno ci sarà un vero e proprio spareggio promozione contro il Lecce. Prima però c'è la sosta e molti si chiedono se capiti al momento giusto o se era meglio affrontare subito i salentini, vista l'invidiabile forma dei granata. Castori in conferenza ha dichiarato che la sosta c'è per tutti e come non essere d'accordo con il trainer marchigiano. Anche il Lecce d'altronde è lanciato, con 4 vittorie consecutive nelle ultime 4 gare disputate.

Il maggior problema della sosta sono i convocati in nazionale, a rischio contagio per i numerosi viaggi che dovranno affrontare da qui ai prossimi 10 giorni. La Salernitana ne ha 3 (che potrebbero diventare 4) in ritiro con le proprie nazionali e sono tutti del reparto arretrato, un rischio per i granata che fanno proprio della difesa il punto forte della squadra. La sosta però potrebbe anche essere utile sotto altri aspetti: primo quello degli infortuni, la Salernitana potrebbe recuperare il il difensore Ramzi Aya ed avere quindi una soluzione in più in difesa. Secondo punto quello della condizione mentale, i calciatori granata (ma non solo loro) giocano quasi ininterrottamente, da gennaio, ogni 3 giorni, senza contare il tour de force del girone d'andata (col campionato partito un mese più tardi del solito). Staccare un pò la spina potrebbe servire per preparare il rush finale nelle migliori condizioni psico-fisiche. 

Di solito poi le squadre di Castori, invece di calare nel finale di stagione, accelerano. Immaginiamo quindi che la Salernitana possa fare una mini preparazione in questi giorni senza partite, per poter lanciare la volata finale, sperando di concluderla come faceva Mario Cipollini (Castori cit.).