Salernitana, il mercato per evitare un quinquennio fallimentare
Senza dimenticare che talvolta l’allenatore ha dovuto schierare gli otto/undicesimi che a giugno sarebbero retrocessi senza la penalizzazione del Foggia; in particolare balzano agli occhi le difficoltà realizzative di Jallow e Djuric e gli orrori difensivi di Migliorini, mentre Di Tacchio, Lopez, Akpro e Cicerelli hanno garantito personalità, fisicità, qualità e punti pesanti alla causa.
E’ proprio Ventura l’uomo in meno di questo girone d’andata. L’ex commissario tecnico della Nazionale, smentendo Lotito che parlava di rosa da promozione diretta, ha sempre detto che il duplice obiettivo fosse giocare un bel calcio e riempire lo stadio. Morale della favola domenica ci sarà il minimo stagionale di presenze e la Salernitana ha azzeccato probabilmente soltanto la partita d’esordio col Pescara prima di vivacchiare su giocate estemporanee. Una vittoria in nove gare è bottino magrissimo, quasi peggio della Salernitana di Gregucci della stagione passata. In altri tempi la società lo avrebbe già esonerato, ma significherebbe ammettere un fallimento già a inizio dicembre. Ora un calendario di fuoco, una classifica che non perdona e l’obbligo di chiarire il caso Cerci (zero presenze dal primo minuto, 50 minuti collezionati e fischi del pubblico) e mettere mano al portafoglio a gennaio acquistando difensore centrale, terzino destro (il partente Pucino non è mai stato rimpiazzato), mezz’ala di qualità e, soprattutto, un centravanti di spessore. Altrimenti sarà un’altra annata mediocre in linea con quel galleggiamento che fa storcere il naso alla gente.