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Umbria andata e ritorno: dai gol in Serie A alla panchina in D nella sua Orvieto
mercoledì 24 aprile 2024, 15:01News
di Redazione Perugia24.net
per Perugia24.net
fonte Roberto Pace

Umbria andata e ritorno: dai gol in Serie A alla panchina in D nella sua Orvieto

Cinquantacinque anni portati benissimo e appena compiuti, di cui una quarantina trascorsi nel mondo del pallone. Antonio Rizzolo, attuale allenatore dell’Orvietana, confessa di dovere molto al calcio al quale ritiene aver dato quasi altrettanto senza dimenticare che sia stato più d’uno nel corso degli anni a rimproverarlo, perché, a loro giudizio, non era riuscito nel mettere a frutto, in modo completo, le grandi doti a lui destinate da madre natura: “Mah, c’è sempre qualcuno che ti dice, potevi fare più e meglio. Sono, a ogni modo, soddisfatto per aver trascorso una vita sui campi di calcio, cosa che, dal mio punto di vista serve alla tua vitalità e a mantenerti attivo. Probabilmente, coloro che mi spronavano a far meglio avevano una punta di ragione. Magari, come capita spesso nella vita, riconosci in ritardo di aver compiuto qualche errore cui cerchi, poi, di rimediare quando cambi mestiere e fai l’allenatore. Attività che ti permette, in un certo senso, di porre rimedio a qualche sbaglio del passato consigliando, nel modo giusto, i ragazzi che alleni”. Gli ricordo, come anche nel mondo della scuola, vi siano ancora docenti, i quali, nei colloqui con i genitori usano ripetere “potrebbe fare di più”, quasi un ritornello: “Infatti – risponde sorridendo – a questi signori rispondevo spesso ”. Ed è a questo punto che ripercorre alcuni passaggi della sua carriera: “Ho giocato molto in serie B, sono stato in serie A incontrando o a fianco dei più grossi giocatori dell’epoca, ho militato in squadre che hanno vinto tre campionati passando dalla serie B alla serie A (Lazio, Reggiana, Lecce), un quarto con il passaggio dalla serie C alla B (Ternana). Non lo dico per vantarmi, piuttosto che, la vita ti dà per quanto hai seminato”. Quanto a soddisfazioni personali e particolari mette sullo stesso piano le stagioni vincenti con le città raccolte attorno alla squadra per essere riuscita a coronare un grande sogno. Torniamo all’attualità per approfondire qualche particolare sul rapporto, da lui considerato “il meglio qualificato”, da stabilire con la squadra: “Credo che qualsiasi allenatore, anche per un fatto generazionale, debba sempre cercare di oltrepassare i propri limiti e le stesse credenze. Giusto, di conseguenza, pretendere dai giocatori il massimo e qualcosa in più. Mal fatto, per loro, accontentarsi e lo sprone ad alzare e superare l’asticella. Personalmente ho il ricordo d’essermi cullato sugli allori, condotta che, oggi ne ho la quasi certezza, mi ha precluso altri traguardi. Ritengo, questo tipo d’impegno, un valore umano da trasmettere, superiore alla tecnica o alla tattica. Vederne il risultato, quando c’è, è motivo di grande soddisfazione. E’ chiaro che la somministrazione e il dosaggio cambino a seconda delle categorie. Accorgersi, adesso o nel futuro più prossimo, d’essere riuscito a entrare di più nel profondo dei ragazzi, è veramente motivo d’orgoglio”.

Sotto questo punto di vista cosa puoi dirci della tua Orvietana: “ Nel quotidiano vedo tanta stima e altrettanta fiducia. Mi capita quando li alleno, nei momenti in cui parliamo, capisco, guardandoli negli occhi cosa e quanto mi stanno dando. Ed è molto”. Un modus operandi sul quale contare nelle ultime due partite: “E’ l’obiettivo che abbiamo e vogliamo raggiungere. Sono due giornate nelle quali avversari e incroci con altre partite saranno determinanti per poter gioire il cinque maggio. Servirà altrettanta concentrazione per evitare gli errori fatali commessi nelle ultime partite dove i cali d’attenzione li abbiamo pagati un prezzo altissimo”. Gli sbagli e i malintesi hanno, sempre o quasi, identica matrice. Sono propri del calcio o strutturali? : “Un po’ dell’uno e dell’altro. Senza gli errori le partite finirebbero sempre zero a zero. Ma non vanno mai sottovalutati e in settimana si lavora almeno per contenerli. Comunque, fanno arrabbiare anche me. Poi, però, mi riconsolo perché li vedo abbastanza comuni anche in serie A. ”. Io ti vedo bene e spero potremo farcela: “ Togli “spero”, metti ce la faremo. Sarebbe un cruccio che mi porterei dietro per tutta la vita. Parliamo della mia città, dei miei colori, della mia regione. Uno super fallimento che non mi posso permettere ma che non merita la Società, il Presidente, lo staff, come quei collaboratori di cui si parla poco ma che sono di grandissimo supporto. Vogliamo salvarci e mantenere la categoria”.