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Addio all'integralismo: è cambiato il Cagliari ma è cambiato anche Eusebio Di Francesco
Per anni, Eusebio Di Francesco è stato definito teorico ed integralista del 4-3-3. Un modulo che il tecnico ha certamente molto apprezzato nel corso della sua carriera e che se potesse adotterebbe anche oggi. Anche se la definizione di integralista forse non gli è mai piaciuta granché. Ma tant’è. Col Sassuolo è diventato grande proprio grazie al suddetto schema. I neroverdi, durante i suoi anni, hanno sempre o quasi giocato con quell’abito tattico. Sarà anche per questo che alla Roma, nelle sue 87 partite da allenatore giallorosso, le distinte recitavano sempre quella formula. Quattrotretre. Un modulo che Di Francesco si è portato dietro anche a Genova, nella sfortunata avventura con la Sampdoria: ma il pensiero è durato poco, giusto 3 partite, prima di capire che interpreti e qualità non erano quelle adatte. Non erano adatte a tal punto da fargli esplorare addirittura la difesa a 3, accorgimento tattico rarissimamente utilizzato in carriera. E il 4-3-3 era, a ben vedere, l’idea di base anche per l’inizio della storia sarda col Cagliari. Un modulo che si è visto nelle prime due con Sassuolo e Lazio, salvo poi annacquarsi e trasformarsi nelle successive gare. Oggi il Cagliari sembra aver trovato stabilità ed equilibrio nella singola sfida, e gran parte del merito è probabilmente da attribuire proprio al cambio di sistema di gioco. La prima variazione ha portato al 4-4-1-1 con centrocampo folto, esterni più bloccati e Joao Pedro a sostegno di Simeone. Poi l’evoluzione naturale è stata il 4-2-3-1. Ovvero il modulo che oggi ha assimilato il Cagliari e quello con cui, salvo colpi di scena, Di Francesco continuerà a lavorare.
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