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Antipersonaggio per eccellenza. Mané sul trono di UK, senza scordare le scarpe rotte

Antipersonaggio per eccellenza. Mané sul trono di UK, senza scordare le scarpe rotteTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
giovedì 25 giugno 2020, 23:30Serie A
di Marco Conterio

"The King", urla un fotografo a Sadio Mané, seduto su un trono per uno shooting. Lascia in tasca il suo sorriso smagliante, scuote l'indice e risponde. "No, no. I'm not a king". Lo dice con modestia e naturalezza e in una frase c'è Sadio Mané. Il ragazzo che faceva chilometri a piedi per svolgere i provini e al quale un anziano, lì a bordo campo, disse: "vuoi farlo con quelle scarpe lì?". Bucate, rotte. Era senza pantaloncini da calcio ma "era il mio abbigliamento migliore possibile". Mi ingaggiò dopo pochi minuti ed entrai nella Generation Foot di Dakar.

Sadio Mané è questo. Quello che prima di una gara di Champions League è stato ritratto con un iPhone datato e con lo schermo rovinato a passeggiar sorridente negli spogliatoi, immerso nella nube di cuffie e brillanti dei compagni. Quello che di recente ha avuto modo di ammeter con candore. "Perché dovrei volere dieci Ferrari, venti orologi con diamanti e due aerei? Cosa faranno questi oggetti per me e per il mondo?".

Sadio Mané da Banbali è cresciuto in un mondo di povertà e col pallone ha vinto la miseria e la fame. "Ho giocato a piedi nudi e non sono andato a scuola. Ora aiuto la mia gente, costruendo scuole, uno stadio e dò 70 euro al mese a tutte le persone di una regione molto povera del Senegal, per contribuire alla loro economia familiare”. Da Dakar si trasferì a Metz ed è stato poi una delle scoperte di Ralf Rangnick a Salisburgo, allenato però da Adi Hutter e Roger Schmidt. Al Southampton l'ha voluto poi Paul Mitchell, che è stato il braccio destro del futuro demiurgo del Milan, ora nuovo ds del Monaco. Poi il Liverpool e Jurgen Klopp, l'uomo che ha reso grande il calciatore. L'uomo no. Quello è sempre stato una quercia, che non ha scordato le origini.

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