Dalla Champions all'Europa League: il Milan abbassa il rischio
"Credevamo che per arrivare al quarto posto servissero 71-72 punti". La stagione del Milan non si può sintetizzare solo così, ma si può sintetizzare anche così. Le parole sono quelle di Marco Fassone, ad rossonero, e spiegano tanto: che la dirigenza del Milan si aspettava una Serie A meno competitiva, o almeno meno ostica. E che un investimento del genere faceva immaginare facile l'accesso alla Champions League. Tanto da considerare questo l'obiettivo minimo per rendere sostenibile un business plan comunque molto audace.
Così, per ora, non è: Roma e Lazio viaggiano a grande velocità, il Milan è lontano dalla lotta scudetto e al momento anche da quella per il quarto posto. Il tutto, con lo spauracchio di un debito da restituire al fondo Elliott entro ottobre 2018: niente di drammatico, la dirigenza l'ha spiegato spesso, ma senza Champions diventa tutto più complicato. Di qui, tra campo e necessità economiche, la possibilità di rifinanziare il debito: il rischio resta, ma diventa meno alto. Sull'argomento, ieri Fassone non s'è sbilanciato: ci sono dei contratti e ci sono obblighi di segretezza. Però i ben informati assicurano che la base (sportiva) dell'accordo (economico) col fondo Highbridge sia l'accesso all'Europa League. Un progetto meno ambizioso, un azzardo meno complicato da sostenere, nel breve e nel lungo periodo. Rivisto al basso? Forse sì, ma per assicurare lunga vita al Diavolo.