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De Laurentiis sia onesto. Ok diciotto squadre, ma diritti tv meglio ripartiti

De Laurentiis sia onesto. Ok diciotto squadre, ma diritti tv meglio ripartitiTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 23 giugno 2017, 12:452017
di Andrea Losapio

Aurelio De Laurentiis ha lanciato un sasso in uno stagno. Le onde provocate non creano un effetto tsunami sulla riva, ma qualcosina smuovono. Perché la realtà è che il calcio, in Italia, non ha più la spettacolarità di qualche tempo addietro. Quello delle sette sorelle, insomma, con Parma, Fiorentina, Juventus, Lazio, Milan, Roma e Inter alla ricerca di uno Scudetto che hanno vinto in quattro su sette. Era la fine degli anni novanta, i club erano diciotto, in sei poi ebbero problemi economici una addirittura fallì, le altre decisero di ricorre al decreto spalmadebiti, tanto in voga a inizio millennio.

È questo che De Laurentiis, a BeIn Sports, sottace. Che il calcio italiano in realtà fosse una enorme cicala che viveva sulle spalle di magnati pronti a ripianare, oppure di chi regalava operazioni di finanza strampalata. Cragnotti, ai tempi, disse che il pallone era oramai un'azienda. Con vent'anni di anticipo, perché ora, tra fair play finanziario e bilanci da capogiro, siamo davvero al cuore del problema: la Juventus fattura 10 volte una squadra di medio livello, può avere 20-25 giocatori che potrebbero essere stelle senza grossi problemi. Il Napoli stesso ha comprato un nazionale come Giaccherini senza mai farlo giocare, con uno stipendio esorbitante.

Insomma, il problema è che il calcio italiano non ha appeal perché non ha una ripartizione giusta dei diritti televisivi. Fare come in Bundesliga o in Premier League, in questo momento, sarebbe penalizzante per Juventus, Napoli, Milan, Inter, ma darebbe una grande spinta ai club di medio livello. Due anni fa c'era una forbice da 90 milioni di euro tra Juventus e ultima in classifica: certo, peccato che quello che percepivano i bianconeri non fossero 200 milioni, bensì 110. Chiaro che livellare questi dati signicherebbe dare respiro anche alle piccole. Invece in Lega sono tutti ancorati alle proprie posizioni perché, anche giustamente, ci sono società che non arrivano al 2% di share e quindi "non meriterebbero" diritti televisivi.

Quindi sì, è ovvio che una torta a 18 fette sarebbe più polposa per chi si siede al tavolo. Ma ripartirla in parti almeno dignitose - e non far sì che Napoli e Juventus si scannino per i 10-15 milioni all'anno - porterebbe a un livellamento che farebbe molto bene anche ai diritti televisivi. Economicamente, s'intende: se non dai possibilità alle piccole di migliorare il proprio livello, fuori da quelle sette-otto squadre che hanno più appeal rispetto alle altre ci sarà un secondo campionato, molto povero, e che genera profitti infinitamente minori. Chi troppo vuole nulla stringe, verrebbe da dire, chissà che De Laurentiis non lo capisca.