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до свидания Rossiya: tra neve, sorteggi e la prospettiva... senza Italia

до свидания Rossiya: tra neve, sorteggi e la prospettiva... senza ItaliaTUTTO mercato WEB
sabato 2 dicembre 2017, 08:002017
di Andrea Losapio
fonte Dall'inviato a Mosca

In sospensione ma c'è. Ti aspetti l'Italia che esca da un'urna a sorpresa, magari tra Panama e Arabia Saudita, per tornare in auge e giocare questo maledettissimo Mondiale di Russia 2018. Invece, pur adesso che è finito il sorteggio, sembra quasi impossibile. Possiamo ripartire dal campionato, guardarlo e riguardarlo, almeno fino a giugno. Quando noi saremo incastrati tra un trasferimento e l'altro, magari a parlare di Icardi al Real Madrid. Ma intanto Icardi, lo stesso, sta giocando - forse, dipende da Benedetto e da Sampaoli - il Mondiale a Nizhny Novgorod, oppure a Sochi, al Luzhniki Stadium oppure chissà.

Poteva far male l'eliminazione contro la Slovacchia e la Nuova Zelanda, ma d'altro canto eravamo campioni del Mondo. Il morso di Suarez, l'1-0 con l'Uruguay e le lacrime all'ultima giornata del girone di qualificazione. Tutto vero, ma stavolta è diverso. Niente azzurri, al di là di un paio di video, tra cui la vittoria nel 2006 e il gol di Baggio contro la Cecoslovacchia nel 1990. Poi la nostra presenza al Mondiale di Russia è determinata dai giornalisti (tra i cinque e i dieci, ovviamente, con Napoli-Juventus quasi in contemporanea) e da Fabio Cannavaro. "È bello che almeno un italiano faccia parte del Mondiale in Russia", ha detto Gary Lineker. Sì, quello di Ranieri, nonché grandissimo ex centravanti della nazionale inglese. Ha ragione lui e, fino a giugno, chissà in quanti ce lo diranno.

Lo dice il presidente della federazione giapponese, oppure Petkovic. Lo dicono un po' tutti, l'Italia al mondiale è una di quelle presenze che non andrebbero mai "scacciate". Farà più male a noi che a loro, al di là del meraviglioso inizio fra Russia e Egitto - non proprio una partita da 1000 e una notte, ma forse avremmo detto lo stesso di Camerun-Argentina di 28 anni fa - e le grandi sfide, la prima a Sochi, fra Spagna e Portogallo. Mosca saluta con una neve fitta e insistente per tutto il giorno, che rende complicatissimo lo sciamare delle persone, oppure il taxi che può costarti 8 volte in più (per fare gli stessi km) dal Cremlino a Kivskaya.

L'organizzazione, in compenso, è quasi perfetta. Al di là dei tantissimi ospiti che non puoi intervistare, ma solo sgranocchiare (mentre i giornalisti non hanno nulla), Bierhoff che scappa, Desailly pure, Deschamps che ti risponde in francese che non ha più tempo. Siamo, anche giornalisticamente, oramai costretti a inseguire i sogni altrui. Perché a noi li hanno rubati tutti.

Quindi Dasvidania Rossiya. Arrivederci a giugno, tra la prospettiva Nevskij e un Cremlino in festa. Noi, al massimo, a leggere di calciomercato sotto l'ombrellone.