Dybala-Messi, il paragone non ha mai avuto ragion d'essere
526 contro 87. Il paragone, in realtà, si sarebbe dovuto arenare su questi numeri. Quelli dei gol siglati in carriera da Lionel Messi e Paulo Dybala. L'enormità di una carriera da 12-13 anni ai vertici del calcio europeo, contro gli avvi di un'altra vita calcistica che potrebbe ambire a diventare tanto brillante. Il paragone, invece, è stato portato avanti. Dal bisogno di trovare termini di confronto, titoli sensazionalistici, eredità anche quando chi dovrebbe lasciarla in realtà è all'apice della propria storia sportiva. Il paragone tra la Pulga e la Joya, alla fine dei conti, non è stato demolito ieri sera al Camp Nou. Semplicemente, non ha mai avuto ragion d'essere.
Il confronto fra Messi e Dybala, per certi aspetti, è anche comprensibile. L'errore è metterli sullo stesso piano: uno è il maestro, l'altro è l'allievo. Sono simili, ma Messi è uno dei due giocatori più forti dell'ultimo decennio, Dybala punta al futuro. Il paragone nasce in Argentina, dove i tifosi sono anche stanchi di un giocatore (Messi) spettacolare in Europa, ma che loro non conoscono, non vivono, non riescono ad amare. Dybala, almeno, ha regalato un anno di magie anche in Sud America con la maglia dell'Instituto di Cordoba. Si trasferisce in Europa, perché la Juventus, al netto della delusione di ieri sera, il Barcellona l'ha battuto e anche di recente: un altro 3-0, quello rifilato dai bianconeri ai blaugrana l'aprile scorso, è storia recente. E anche più pesante, trattandosi di eliminazione diretta, a differenza di ieri. Quella volta, a vincere era stato Dybala; ieri, è toccato di nuovo a Messi. Che resta l'obiettivo, un termine di confronto per i prossimi dieci anni, non per oggi o domani.