Emerson Palmieri: quando l’occhio italiano fa la differenza
Le parole di Antonio Conte rispetto al colpo Emerson Palmieri con annessa confessione di non conoscere a fondo il suo nuovo acquisto, certamente non rendono merito all’evoluzione di un talento sgrezzato e reso grande dal nostro calcio.
Potenzialità vidimate e timbrate da due “marchiatori” per eccellenza delle potenzialità a prezzi di saldo. Il primo fu Franco Ceravolo, eccezionale nel proseguire la consueta tradizione di calciatori lanciati nel grande calcio con l’intuizione di portare nel suo Palermo versione 2014 un giovane brasiliano che in patria nemmeno giocava da titolare. L’occhio clinico dell’ex coordinatore tecnico della Juventus non sbaglió neppure in quella circostanza nonostante lo scetticismo e regaló a Zamparini l’opportunità di generare una plusvalenza garantita con un solo milione di euro di spesa. Purtroppo per il presidente rosanero le cose andarono in maniera diversa, nuovo direttore sportivo in corsa e ritorno di Emerson in patria.
Toccata e fuga, però, perché l’altro fuoriclasse dietro alla scrivania, Walter Sabatini, si convinse a concedere la seconda opportunità italiana ad Emerson Palmieri con la maglia della Roma. Il lavoro di Spalletti fu altrettanto fondamentale fino alla storia recente, tra infortunio e trasferimento da record con annessa plusvalenza. Con il paradosso di un prodotto d’eccellenza del nostro calcio, nato in Brasile, e finito a giocare in Premier. Anche Conte lo apprezzerà, ne siamo certi.