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esclusiva

Brucato: "Valle d'Aosta, zero imprenditori e campanilismo"

ESCLUSIVA TMW - Brucato: "Valle d'Aosta, zero imprenditori e campanilismo"TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Bursi
venerdì 16 novembre 2018, 10:452018
di Gaetano Mocciaro

Il Valle d'Aosta è la regione storicamente più indietro a livello calcistico. È l'unica a non aver mai avuto una rappresentante almeno in Serie B e l'ultima apparizione fra i professionisti risale a sei stagioni fa. Non c'è una squadra in cui il territorio si identifica, un unicum in Italia. Per capire meglio la situazione abbiamo parlato con Giuseppe Brucato, tecnico adottato dalla Vallée da ormai 40 anni.

Il calcio in Valle d'Aosta sembra uno sport secondario rispetto allo sci alpino
"Sicuramente lo sci è uno sport importante ma il calcio è sempre stato praticato. È che non c'è una grande cultura e soprattutto non c'è imprenditoria dalle risorse tali per poter puntare anche a una Serie C. Faccio l'esempio del Sudtirol che rappresenta una regione piccola: la situazione è simile ma c'è una cultura diversa, una classe imprenditoriale diversa e una gestione diversa del calcio partendo dai settori giovanili arrivando alla prima squadra".

L'Aosta negli anni '90 e il Valle d'Aosta-Saint Christophe sei anni fa. Questo è il magro bottino fra i professionisti. E continui fallimenti di società che dovrebbero rappresentare la regione
"Lo sostengo da tanti anni: il fatto che non ci sia una squadra principe che faccia da traino è un problema. Ci si è provato tante volte a unire le forze ma è veramente difficile. Quando si è arrivati fra i professionisti negli anni '90 era perché c'erano le risorse della regione. All'epoca la situazione finanziaria era molto più prospera di quella attuale e gran parte delle risorse arrivavano da lì. E poi c'erano gli sponsor. Io però dico: anche con minor risorse ma con le idee si può ovviare al problema. Del resto guardate il Chievo, rappresenta un quartiere e sta da anni in Serie A. Si faccia una squadra riferimento, nel capoluogo. Il materiale umano c'è, i migliori giovani devono andare a giocare nel settore giovanile della squadra traino della regione. Bisogna fare leva sulle risorse umane e sugli allenatori. E che siano remunerati. Il problema è che manca il progetto, non c'è unità d'intenti. Ognuno vuole coltivarsi il suo orticello. Il campanilismo rovina tutto".

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