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esclusiva

Dahlin: "Svezia, senza Ibra ma con un gruppo coeso"

ESCLUSIVA TMW - Dahlin: "Svezia, senza Ibra ma con un gruppo coeso"
martedì 17 ottobre 2017, 17:002017
di Gaetano Mocciaro

L'urna di Zurigo non è troppo clemente per l'Italia, che pesca per il playoff di novembre per andare ai Mondiali la Svezia. Ai microfoni di Tuttomercatoweb parla una stella del passato degli scandinavi: Martin Dahlin, medaglia di bronzo a USA '94 e un breve passato in Italia, alla Roma. Oggi procuratore (sito www.mdmanagement.nu, Instagram: martindahlinmanagement), Dahlin ci racconta la Svezia di oggi e fa un tuffo nel passato, ricordando la sua breve parentesi in Serie A:

Martin Dahlin, un sorteggio poco fortunato per la Svezia o per l'Italia?
"Svezia decisamente non fortunata, ma nemmeno l'Italia può definirsi tale. Un pessimo sorteggio per entrambe e una partita che sarà sicuramente affascinante".

Una Svezia che senza Ibrahimovic appare meno pericolosa
"Parliamo di due squadre differenti, che giocano un calcio diverso. E comunque Ibrahimovic ha partecipato all'ultimo campionato europeo e la squadra non si è qualificata agli ottavi. Il suo addio ha responsabilizzato gli altri giocatori e ognuno dà qualcosa in più".

Dopo la partenza di Ibra chi è la stella o il giocatore più importante?
"Dico Forsberg e Durmaz. Quest'ultimo è stato decisivo nel successo contro la Francia, segnando anche un gol. Centrocampista offensivo di talento, molto interessante".

Una squadra che sembra comunque lontana dagli anni d'oro della sua generazione, ma anche rispetto ai tempi di Larsson e Ljungberg
"Certamente ripetere i fasti di Euro '92 e i Mondiali del 1994, in entrambi i casi arrivati in semifinale, è difficile. Ma io penso che questa sia una Nazionale futuribile, che può fare molto bene. E poi solo due anni fa l'Under 21 ha vinto gli Europei, battendo peraltro l'Italia. Questo significa che il movimento calcistico svedese è vivo".

Punti deboli della Svezia?
"Non vedo in questa squadra punti deboli. Sebbene non ci sia una stella come Ibrahimovic questa Svezia ha un buon collettivo, con giocatori che si danno la mano l'un l'altro. Oltre a buoni elementi come i già citati Durmaz e Forsberg".

Come sarà la doppia sfida di novembre?
"L'Italia è favorita, ma penso che avrà davvero vita dura".

Venendo a Lei, è stata una stella del calcio svedese ma la parentesi in Italia non è stata delle più fortunate: solo sei mesi alla Roma. Dopo oltre 20 anni ci può raccontare come è andata?
"È una lunga storia, basti pensare che in verità sarei dovuto diventare un giocatore della Juventus".

Cosa successe invece?
"Era gennaio 1996 ed ero in scadenza di contratto col Borussia Mönchengladbach. Decisi di non rinnovare e mi accordai con la Juventus per l'estate successiva a parametro zero. Peccato che mi abbiano detto che nel mio contratto c'era una clausola nella quale il Gladbach poteva esercitare il rinnovo automatico per una stagione. Una cosa che mi indispettì non poco, anche perché già mi vedevo con la maglia della Juventus. Pensi che per i bianconeri rinunciai al Bayern e non solo. C'era ad esempio anche il Tottenham che mi cercava".

Un anno in più di contratto significava pagare il costo del cartellino
"La Juventus offrì circa 3 milioni, il Borussia ne chiese 5 e non si trovò l'accordo. Io intanto dissi al club che non avrei più con loro. Ed ecco che arrivò la Roma".

Stagione, anzi, mezza stagione non certo indimenticabile
"C'erano cinque attaccanti: io, Totti, Balbo, Fonseca e Delvecchio. In Germania ero abituato a giocare sempre e non ero abituato a una simile concorrenza. In più c'era un tecnico sudamericano (Carlos Bianchi, ndr) che parlava spagnolo... Ad ogni modo è stata una bella esperienza, in una città bellissima e in una squadra dai tifosi fantastici. Penso di essere capitato nel momento sbagliato. Paradossalmente credo che alla Juventus, al momento la squadra più forte, avrei avuto più opportunità. Lì c'erano solamente due attaccanti e poteva essere una carriera italiana diversa. Purtroppo è andata diversamente. È così la vita".

Lei ha visto iniziare Francesco Totti, che solamente qualche mese fa ha appeso le scarpette al chiodo. Si aspettava una carriera simile?
"Diciamo che non mi sorprende affatto la sua carriera. Ho visto il suo talento da giovanissimo ed era evidente che sarebbe diventato un campione".

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