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FOCUS TMW - Genoa, c'è vita solo con le plusvalenze

FOCUS TMW - Genoa, c'è vita solo con le plusvalenzeTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 21 novembre 2018, 14:452018
di Andrea Losapio

Solito rosso - quasi strutturale - per il Genoa nel 2017. Meno 11,7 milioni di euro nonostante le plusvalenze, che si accompagna ai numeri negativi nel 2016, 2015, 2014 e 2012: 66,2 milioni di euro con segno meno, bilanciati nel 2013 da un utile di 380 mila euro conseguente a eventi straordinari.

I DIRITTI TELEVISIVI - Il Genoa è strettamente legato ai proventi delle tv, con il 74% del fatturato netto che arriva proprio da quel conto. È un numero enorme, per capirci, soprattutto considerando che i ricavi commerciali sono oramai all'osso (1,5 milioni, in riduzione del 30%). Insomma, rimanere in Serie A è praticamente fondamentale.

I COSTI - Superano di gran lunga, circa di 20 milioni di euro, il fatturato netto che si attesta a 48 milioni, 51 soltanto per il personale, il 104%. Ciò significa che il Genoa parte da -3 milioni ogni anno, senza parlare di mercato o senza costi vivi. Solo perché ha del personale tesserato. Nei costi c'è un debito verso l'erario, spalmato fino al 2021, per dieci all'anno, più uno con Carige fino al 2020.

BENEDETTE PLUSVALENZE - Il Genoa ha un debito organico di 173 milioni di euro, più di tre volte il fatturato netto che si attesta a 48. I debiti sono pari a 62,77 milioni, quindi sopra il fatturato netto annuale e il 63,9% di quello integrato dalle plusvalenze. Di fatto la continuità aziendale del Genoa dipende da quest'ultime. C'è un però: gli amministratori hanno redatto una situazione economico-patrimoniale lo scorso 28 febbraio che attesta la possibilità di redigere il bilancio 2018 in linea con la continuità aziendale. Questo perché nel gennaio del 2018 Pietro Pellegri e Ricardo Centurion hanno assicurato delle plusvalenze. Da capire a quanto sarà contabilizzato Salcedo (così come Valietti e Radu).

LE CESSIONI - Bisogna andare in profondità, perché gli amministratori - visto l'ingente debito - devono ogni anno inventarsi importanti cessioni. Laxalt e Perin fanno parte di questa lenta scalata al monte debitorio, così come quella di Izzo. L'idea di lanciare giovani, mantenendo una struttura competitiva, aiuta molto. Detto questo è evidente che se dovessero arrivare offerte per Piatek Preziosi ci penserà molto. Perché un conto è galleggiare, un altro avere certezza di continuità aziendale che, dopo le tre cessioni di quest'estate insieme a quelle di Pellegri e Centurion, è comunque un pelo più affrontabile. Il polacco potrebbe anche non partire a gennaio, ma a giugno sarà sul mercato.

COME UN ANNO FA - Preziosi mantiene in piedi una baracca che non ha una situazione del tutto rosea, ma finché rimane in A - pur con qualche difficoltà e con maestria nel cedere - può sopravvivere. In B sarebbero problemi grossi, perché le plusvalenze verrebbero meno e pure i diritti televisivi. Ipoteticamente è meglio, comunque, galleggiare in una situazione di media classifica in A per evitare di dover compiere sforzi economici enormi in caso di qualificazione europea.