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FOCUS TMW - L'Italia delle squadre B: costerebbero un milione di euro annuo

FOCUS TMW - L'Italia delle squadre B: costerebbero un milione di euro annuoTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 17 novembre 2017, 06:452017
di Andrea Losapio

Tutti le vogliono, tutti cercano di introdurle, nessuno mai ci riesce, o quasi. Perché parliamo da anni di seconde squadre quando, poi, non c'è mai una coerenza nel portare avanti certe idee, rivoluzionarie per noi italiani. Perché ogni borgo sogna di andare in Serie A, di raggiungere l'élite del calcio europeo. Con eventuali squadre B sarebbe più difficile arrivarci, perché ci potrebbe essere un galleggiamento, meno posti in C (già molto limitati) e più problemi a salire in B.

MODELLO SPAGNOLO - L'unica squadra che, in Spagna, riesce a essere competitiva pure con la propria formazione giovanile è il Barcellona. Il Barça B anni fa rischiò pure di salire in Liga, cosa non possibile proprio a causa della presenza dei blaugrana. La cantera negli anni ha esportato talenti ovunque, sia come allenatori che come calciatori, giocoforza: Guardiola e Messi sono solamente la punta di un iceberg che può contare, fra gli ultimi, Munir o Sanabria. Il Real Madrid, da par suo, gioca in Segunda Division con l'Atletico, ma davanti ci sono La Coruna e Celta Vigo, come seconde squadre. Ci sono quattro serie, nel terzo livello del calcio professionistico spagnolo, e 80 squadre:
due tra le prime vengono promosse direttamente, dopo un playoff, mentre le due perdenti entrano nel circuito dei playoff allargati. Possono passare da squadra B alla A solamente gli under 25 professionisti, oppure ai giocatori sotto i 23 anni. Non ci sono grossi investimenti - a parte Halilovic, un'eccezione - ma l'intenzione di far crescere i propri giocatori in un circuito già molto competitivo.

MODELLO TEDESCO - La Germania è ancora meno "competitiva", nel senso che le squadre B entrano in campo solamente nella Regionalliga - che sarebbe una sorta di Serie D per area geografica, o regione per meglio dire - invece che in un campionato professionistico. Il merito, più che della catena principale, è dal basso: tantissime sono le scuole, distribuite capillarmente in ogni angolo di Germania, per imparare a giocare a pallone. Poi ci sono le inevitabili fortune: Thomas Muller, nel 2009, giocava nella Regionalliga, salvo poi passare direttamente al Mondiale dell'anno successivo.

MODELLO INGLESE - È molto più vicino a quello italiano, fra campionato riserve e una sorta di Academy. I giovani di ottima fattura ci sono, sì, ma la Nazionale non vince nulla dal lontano 1966. Anche per loro ci sarebbe bisogno di una rivoluzione che per ora non è ancora vicina, anche a causa dei buoni risultati nelle qualificazioni: l'Islanda, insomma, non insegna.

PROFESSIONISMO A TUTTI I COSTI - Il problema iniziale (e principale) è che calciatori professionisti non possono giocare nei Dilettanti. Quindi una squadra B che, in Lega Pro, retrocede, non può di fatto schierare calciatori con contratto. Dunque bisognerebbe garantire una sorta di circolarità del campionato, magari "retrocedendo" non in Serie D ma nella Primavera attuale, dove solo un tot di squadre possono arrivare. Avendo eventualmente 4 gironi da 20, prendendo il modello spagnolo, ci sarebbe possibilità per le prime tre di ogni girone Primavera di salire, eventualmente, in Lega Pro.

RICAVI ATTUALI DI SERIE B - Bisogna anche affrontare la possibilità che una Juventus B possa arrivare fino al limite alto del campionato. Avrebbe però senso dare ulteriori proventi a chi può già guadagnare oltre 100 milioni di euro dai diritti televisivi? Evidentemente no. Così le squadre più importanti non dovrebbero guadagnare alcunché dalla partecipazione del campionato, poiché le spese di gestione di una squadra B sarebbero chiaramente molto basse. Il mancato introito di una Juventus o di una Roma andrebbe ridistribuito nelle altre 20 (venti, non di più) del campionato. Stessa cosa funzionerebbe in Lega Pro per Legge Melandri, giovani e quant'altro.

COSTI - Di fatto ci sarebbero due costi aggiuntivi, rispetto a quanto una grande già spende. Quello dell'affitto dello stadio, se non di proprietà, che andrebbe raddoppiato (o comunque ritrattato), ma a parte per Lazio e Roma sono spese irrisorie, tra i 200 e i 700 mila euro annui. Poi c'è una spesa di iscrizione, che in Lega Pro si aggira - tutto compreso - a 105 mila euro nel momento peggiore. A questo vanno aggiunti spostamenti (che però la Primavera ha già, anche ora, quindi anche questo sarebbe da defalcare) e altri preparatori/allenatori. Insomma, per un anno di Lega Pro una squadra B andrebbe a pagare circa 1 milione di euro, con la grande prospettiva di far crescere giocatori migliori e più forti, pur non guadagnando una lira. Si chiama investimento.

PROPOSTA POSSIBILE - Serie A a 20 squadre. Serie B a 20 squadre. Serie C a 4 gironi con 20 squadre. Serie D a 9 gironi. Quattro retrocessioni - due con i playout - dalla A alla B, quattro secche - due con i playout - dalla B alla C, tre retrocessioni (una con i playout) dalla C alla D. Con meno squadre e con marchi molto più riconoscibili anche le squadre B avrebbero un bel seguito.