Gerson, talento senza ruolo. Che vuole diventare come il Ninja
Le prime settimane del 2015 sono probabilmente quelle che hanno dato una svolta alla carriera del giovane Gerson. A 18 anni ancora da compiere, il calciatore di Rio de Janeiro prende parte al Sudamericano Under-20 con la maglia del Brasile e lo fa da protagonista con tre assist decisivi. Pur non giocando sempre titolare.
I verdeoro non si arrivano nemmeno alla vittoria finale. Arrivano quarti, lontani da quell'Argentina che trionfa grazie alle nove reti di Giovanni Simeone. Ma intanto, il nome di Gerson comincia a circolare. Ci sono tutti, come in ogni Sudamericano Under-20 che si rispetta, e tutti si annotano il suo nome: c'è il Barcellona, ma soprattutto ci sono gli uomini fidati di Walter Sabatini. Che da quel momento in poi segue la sua crescita.
La corte dell'allora direttore sportivo della Roma parte quindi da lontano. Nei mesi successivi a quel torneo, Sabatini fa anche recapitare al brasiliano una maglia giallorosso col numero 10 e il suo nome. Una casacca che, una volta venuta alla luce, suscita non poche polemiche vista la sacralità di una maglia che a quei tempi era ancora saldamente sulle spalle di Totti. E che dopo il ritiro del Pupone non è stata più riassegnata.
Gerson verrà acquistato dalla Roma un anno dopo, salvo poi restare al Fluminense per altri sei mesi. Sbarcherà nella Capitale nell'estate 2016, quando Spalletti è ormai all'ultimo anno della sua avventura giallorossa e non ha troppo tempo - né spazio, né voglia - per le scommesse. Ecco perché nella prima stagione in Italia, nonostante l'opposizione di Sabatini a un ulteriore prestito, il brasiliano troverà spazio quasi unicamente in Europa League, senza mai lasciare il segno.
Il problema è soprattutto la sua collocazione tattica, difficile da individuare nel 4-2-3-1. In Brasile viene considerato un volante, ma in Italia è troppo poco combattivo per giocare nei due di centrocampo e troppo poco esplosivo per partire come esterno nei tre dietro la prima punta. Avrebbe bisogno di tempo, ma in una Roma che rincorre sempre le prime posizioni non ce n'è troppo.
Va meglio nella stagione successiva, col passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 Di Francesco individua il ruolo di mezzala come quello giusto per schierare il brasiliano. Migliora il suo inserimento nel calcio italiano, migliorano i suoi tempi di gioco e aumenta il numero delle sue prestazioni. Non tanto però da permettergli di imporsi come protagonista della Roma, perché a distanza di due anni non è ancora ben chiaro se quello di mezzala sia davvero il ruolo adatto per una talento ancora molto giovane come quello di Gerson. Che forse, in una intervista a Ultimo Uomo di qualche mese fa, ha lui stesso individuato il modello di riferimento: "Mi piace parlare con Radja Nainggolan e davvero lo ammiro per come interpreta il calcio, per come va in campo. Ha una grinta, una forza e un carattere straordinario, a volte gioca anche in condizioni fisiche non perfette tanto è forte il suo desiderio di aiutare la squadra. Lo guardo e spero di potermi avvicinare a quel tipo di giocatore". Riuscirà il tecnico della Fiorentina Stefano Pioli, quasi certamente suo allenatore nella prossima stagione, in questa trasformazione?