L'Italia di Mancini: senza Buffon. Ai piedi del podio della storia
Roberto Mancini ha parlato di "porte aperte" ma Gianlugi Buffon è stato chiaro. Sincero. "Per la Nazionale ho dato l'anima, anche qualcosa di più. Nonostante ciò ogni tanto questo non mi è stato riconosciuto e a 40 anni uno non ha tanta voglia di sembrare quello che vuole esserci per forza. Sto benissimo a casa con i miei figli e la mia famiglia, al mister ho detto questo e lui ha capito e rispettato il mio pensiero. E questo è molto bello. Ci sono dei momenti in cui uno con la mia storia deve fare un passo indietro per autotutela". Una storia finita, centosettantasei presenze dopo. Buffon è il quarto giocatore della storia con più caps per la propria nazionale, dietro all'egiziano Ahmed Hassan, all'arabo Mohamed Al-Deayea e al messicano Claudio Suarez.
E' il più grande di sempre, forse, ma siccome i numeri contano, non è l'icona più presente di sempre. Anzi. E' sotto al podio, tutta colpa della Svezia, di quella doppia sfida. Di quell'incontro, scontro, tonfo, caduta, tracollo. Disastro. Gianluigi Buffon ha chiuso l'avventura azzurra tra le lacrime, con la Russia avrebbe almeno raggiunto il secondo posto con le gare del girone. Invece no. Invece ha preferito chiudere il capitolo. L'ha capito lui, lo ha fatto Mancini. "Porte aperte", dice il ct. Forse per dovere. Forse per rispetto.