Insigne come Signori. A Usa 1994
Lorenzo Insigne, nel Napoli, dà sempre quella marcia in più nella fase offensiva. Veloce, letale, capace di trovare sempre il taglio di Callejon sul secondo palo, oppure servire sulla corsa il finto nove - forse - Mertens. Con la Nazionale italiana, invece, ha più di un problema. Quasi mai decisivo, al di là di qualche spunto (come con la Macedonia) e poche reti. Un andazzo che non è cambiato con Giampiero Ventura e il suo iper offensivo 4-2-4, con un centrocampo sempre più isolato e difensori che cercano la sovrapposizione ma che poi non vengono quasi mai premiati.
Insomma, è facile dare la croce addosso a Insigne, ma la realtà è che, in questo momento, è sempre più lontano dalla porta rispetto a quando gioca con il Napoli. Sembra un controsenso, perché pure con la squadra di Sarri torna tanto sui suoi passi, cercando il pallone. Ma non deve rientrare fino alla linea difensiva, facendo il terzino come faceva Beppe Signori, a USA 1994, nella formazione di Arrigo Sacchi. Arrivando, nel bene o nel male, fino alla finale mondiale contro il Brasile, non rimanendo nelle secche dello stadio di Scutari, in Albania.