Inter, in EL troppo brutta per essere vera. Pioli dovrà cercare la credibilità
Un primo tempo alla grande, una ripresa da 'mannequin challenge' (tanto per dar spazio alla moda del momento). Difficile riassumere in modo diverso quanto visto ieri sera in Israele. La partita dell'Inter nel caldo, caldissimo 'Turner Stadium' ha mostrato in soli 90' tutti quei limiti che hanno caratterizzato questa prima parte di stagione così negativa, tanto a livello di risultati quanto di prestazioni.
Nella conferenza stampa post-match Stefano Pioli è stato chiaro, chiarissimo: "Siamo stati presuntuosi, e questo non possiamo permettercelo". E in effetti, dall'esterno, è sembrato proprio questo il messaggio che indirettamente i nerazzurri hanno mandato all'avversario. Una sorta di superiorità mostrata al netto del doppio vantaggio acquisito, ma nel modo negativo. Un atteggiamento che ha fatto scattare quella 'molla' negli uomini di Bakhar, che nella ripresa hanno dominato in lungo e in largo, riuscendo a ribaltare in modo clamoroso un risultato che sembrava segnato a fine primo tempo.
Certo, l'espulsione di Handanovic ha fatto la differenza, ma questo episodio, per quanto significativo possa essere, non può giustificare la totale assenza dell'Inter nei secondi 45', e al contempo rendere meno importante la prova dell'Hapoel Be'er Sheva. Lo stesso coach interista, oltre a bacchettare i suoi, ha sottolineato che il problema principale non è la condizione fisica, nemmeno la tecnica ("Abbiamo un grande potenziale e grandi giocatori"), bensì la testa. Ed è vero, nessuno può dargli torto. Poca concentrazione, tanta fragilità nei momenti decisivi e talvolta approccio sbagliato.
Avrà tanto, tantissimo da lavorare l'ex allenatore della Lazio, che per diventare 'potenziatore' dovrà prima di tutto vestire i panni dello 'psicologo'. Questa Inter che esce con le ossa rotta da un'Europa League troppo brutta per essere vera deve obbligatoriamente migliorare in questo. Prima di tutto. Nell'aspetto che nel calcio fa la differenza, ancor di più dei piedi: la testa. Solo in quel momento questa squadra potrà acquisire quella credibilità oggi perduta e tornare a pensare, realmente, al traguardo Champions League. Perché quella vista finora, soprattutto in Europa, non può far paura.