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Inter, niente scherzi sotto l’albero

Inter, niente scherzi sotto l’alberoTUTTO mercato WEB
© foto di ALBERTO LINGRIA/PHOTOVIEWS
sabato 23 dicembre 2017, 07:302017
di Alessandro Rimi

«Ripartire subito è fondamentale. I miei calciatori non hanno vie di fuga». Quello che doveva dire, Spalletti, lo ha detto chiaro e tondo. Perché in tutta onestà, di bond, prestiti secchi, restrizioni sulla spesa e di tante altre belle facce se ne farebbe volentieri a meno. La ripresa contro l’Udinese, costata il primo schiaffo stagionale, era e resta un campanello d’allarme. E d’accordo che «prima o poi perdono tutti, anche le squadre più forti, anche la Juve», ma ciò che conta è come cadi. Ora, a poco più di una settimana dal via del tanto agognato mercato di riparazione, la forza e l’intelligenza di una squadra sta nel saper tenere occhi e piedi ben piantati al suolo. Sul campo. Tanto più se, con buona pace di tanti, tocca raffreddarsi un po’ pure a capodanno. «Non c’è tregua» per nessuno. Mettersi a contemplare una luna (quasi) piena appare cosa legittima. Tuttavia, il passato insegna, nulla è immune al mutamento. Terribile e ineluttabile quanto naturale e, persino, irrinunciabile. Nel senso che la stasi non è un fenomeno che molto si addice alla frenesia del calcio. Già. E qui comincia il ballo delle grandi.

Una danza vorticosa che, al massimo, qualche volta, può incappare in timidi rallentamenti e niente di più. Ecco perché l’Inter non ha scelta, già a partire da Reggio Emilia. Senza Vecino (squalificato) e con qualche muso lungo da tenere a bada (Joao Mario su tutti), i nerazzurri devono tornare a fare la voce grossa in questo campionato. In mancanza di una scossa violenta, c’è il pericolo che si finisca intrappolati in un loop di inesauribili incertezze. In quel caso, tirarsi fuori, sarebbe tutt’altro che una passeggiata al parco. Ad Appiano, negli ultimi giorni, Spalletti lo ha quasi recitato a mo’ di mantra. Una moltitudine di volte. Perché così in testa ti entra di sicuro. Tra le varie sedute in sala video e le sessioni di palestra inframezzate da partitelle e calci piazzati, nel gelo della Pinetina, Luciano da Certaldo ha sciato nelle piste della psicologia. Lui che un deliquio tanto anomalo come quello contro i friulani ancora non se lo spiega.

Come non trova risposte sul disorientamento improvviso di Santon. Lasciarlo in panchina potrebbe addirittura complicare le cose per il bambino, nondimeno Lucio pensa più a un sorprendente impiego di Dalbert dal primo minuto. Dubbi, questi, che scioglierà solo all’ultimo giro veloce d’orologio a sua disposizione. Copia-incolla per quanto concerne il discorso trequartista. Brozovic dovrebbe partire titolare, ma occhio alla carta Cancelo che “costringerebbe” uno tra Perisic e Candreva - più il primo che il secondo - ad accentrarsi. Va detto che al tecnico ex Roma i dubbi piacciono da matti. È così che viene fuori il meglio di un allenatore, chiamato a dover scegliere in base all’avversario e al contesto e allo stato d’animo e, non ultimo, al desiderio delle sue pedine di cambiare - nuovamente - le carte in tavola.

L’Inter è a caccia di una vittoria che manca da due partite. E qualcuno potrebbe non averci fatto caso, laddove il pari raggiunto in casa della Juventus ha lasciato in eredità più gioie che riflessioni. Un punto in 180 minuti quindi, in attesa di un tour de force di fine 2017 che mette la Beneamata di fronte a tre gare delicatissime e, al contempo, ravvicinate: dopo il Sassuolo c’è infatti un derby di Coppa da tutto esaurito, poi a San Siro arriva la Lazio di Inzaghi. Dopo il brindisi c’è anche una Fiorentina che ormai sorride da sette gare ufficiali. Insomma, eccolo il momento della verità. Perché, a ben vedere, quello appena trascorso altro non era che il trailer del film che ognuno di noi muore dalla voglia di vedere, adagiati di volta in volta in platee diverse e, a loro modo, ostili.

Quella di domani ne è un esempio. Al Mapei Stadium, contrariamente a quanto si potesse pensare dopo il primo 0-7 datato settembre 2013, l’Inter va in slow motion. In particolare Icardi - a -2 dalla tripla cifra in Serie A - che negli ultimi 270 minuti contro i neroverdi non ha mai visto la porta. Per completare un quadro tendenzialmente tenebroso, si registra poi un solo successo (l’ultimo) nelle cinque precedenti sfide con gli emiliani. Basta così? Nossignore. C’è anche da sottolineare la lenta ma improvvisa rinascita della squadra di Iachini: due vittorie (tra cui quella di Marassi contro la Sampdoria) di fila hanno messo una bella pietra sopra al tracollo di Firenze. Gare di assestamento le chiamano. E vista la garra con la quale il Sassuolo ha deciso di portarsi a casa qualche punto pesante, almeno un po’, c’è da crederci. Ah, a lanciare Icardi nel calcio professionistico è stato proprio Iachini. Motivo in più per stare in allerta a eventuali brutte contromisure.

Si tenta qui di tracciare un’anteprima dai toni teneramente brutali. A metà strada, con il potenziale delle concorrenti e la stranezza degli eventi, l’attenzione risulta non essere mai abbastanza. Non su prestiti obbligazionari e diktat cinesi. O meglio, pure. Ma piuttosto su ciò che importa davvero: la convinzione, l’umiltà, l’avversario, i punti. Per il resto c’è tempo e modo di operare, forti di una proprietà che a ritirarsi non ci pensa e mai ci penserà. A Natale si è più buoni, ok, ma niente scherzi ché il Sassuolo arriva prima.