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Inter, Spalletti imiti Ancelotti: l’E. League deve essere un obiettivo reale

Inter, Spalletti imiti Ancelotti: l’E. League deve essere un obiettivo realeTUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
lunedì 17 dicembre 2018, 08:302018
di Alessandro Rimi

Quella vissuta a San Siro contro il PSV è stata quasi una notte da psicodramma. Un po’ perché dopo aver centrato i primi sei punti i tifosi ormai si vedevano agli ottavi, un po’ perché gli eventi nel corso dei novanta minuti hanno regalato emozioni difficili da spiegare. Prima dentro, poi fuori, poi di nuovo dentro e infine definitivamente fuori. La Champions è così che funziona. Se non sei pronto a giocare contro tutta una serie di variabili che trascendono persino il risultato, vai a casa nel giro di niente. E, in fondo, se c’è un messaggio incontrovertibile per l’Inter da prendere e mettere in tasca a mo’ di promemoria, questo riguarda proprio l’inadeguatezza dei nerazzurri per certi palcoscenici, per certe pressioni. Nulla di sorprendente per una squadra che non giocava la massima competizione internazionale da sei anni e mezzo, per un gruppo che nelle ultime sei stagioni ha raggiunto 9°, 5°, 8°, 4°, 7° e 4° posto. Ecco che il passepartout per una dimensione nuova, credibile e stabile nell’Europa che conta può essere proprio il torneo minore.

Lo stesso dal quale due anni fa i nerazzurri uscirono malamente, ultimi nel girone eliminatorio dietro a Sparta Praga, Hapoel Be'er Sheva e Southampton. Quest’anno, se non altro, si parte dai sedicesimi e in, attesa dei sorteggi (ore 13 da Nyon) che riveleranno l’avversaria di Icardi e compagni, l’Inter farà bene a prendere sul serio come mai prima l’Europa League. In passato tanti sono stati i club che, grazie al trionfo in questa competizione, sono poi tornati in paradiso per restarci. Nei piani alti e comodi per giunta. Il punto è che Spalletti non ha ancora detto nulla di confortante in tal proposito. Se da un lato Ancelotti non perde tempo ad ammettere che il suo Napoli resta «competitivo su tutti i fronti», dall’altro Luciano tergiversa. Dopo l’Udinese non ne parla. Oggi, dopo pranzo, indipendentemente dal verdetto dell’urna, dovrà farlo per forza. Imiti Carletto. Perché è vero che le parole contano fino a un certo punto, ma dalle sue è lecito attendersi segnali di svolta. Nella testa, prima che in campo.