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Inter, Spalletti profetico. Nessuno ora porga l’altra guancia

Inter, Spalletti profetico. Nessuno ora porga l’altra guanciaTUTTO mercato WEB
© foto di PhotoViews
lunedì 12 novembre 2018, 08:302018
di Alessandro Rimi

E black out fu. Se sarà solo un caso lo scopriremo, ovviamente, molto presto. Certo è che la pausa nazionali arriva nel momento più sbagliato. E, forse, la peggior prestazione della stagione è figlia proprio dell’avvicinamento al terzo stop previsto dal calendario. Nel senso che quella di martedì scorso contro il Barcellona in Champions pare essere stata l’ultima vera gara giocata dagli uomini di Spalletti. Lui che, alla vigilia del match, un tale tracollo lo aveva quasi previsto. «Una striscia positiva è stata fatta anche l’anno scorso o nei campionati precedenti. Ci vogliono risultati costanti e miglioramento continuo», aveva detto. E la sua maggior preoccupazione ha preso corpo sotto la pioggia di Bergamo. La sua una squadra stanca, disorientata, lenta, confusa, innocua. Non era mai successo quest’anno che l’Inter non riuscisse a centrare la porta almeno una volta. Escluso il rigore magistralmente calciato e realizzato da Mauro Icardi - per la prima volta in gol in cinque gare di fila - Berisha non si è mai dovuto scomodare. Pronti via e l’Inter è subito sotto per il gol più veloce subito negli ultimi due anni. Una rete, per giunta, Handanovic avrebbe potuto incassarla anche prima. Insomma, che sarebbe stata una giornataccia si è impiegato un lampo a capirlo.

Nondimeno ciò che sorprende di questa terza sconfitta in campionato non è tanto il bottino vuoto, quanto l’atteggiamento insolitamente remissivo e rassegnato. Un paio di tentativi con Vecino e Brozovic (peggiore in campo, espulsione a parte), quindi il nulla cosmico. Perciò sì infiniti meriti dell’Atalanta per aver vinto con estrema facilità e fluidità, ma pure altrettanti demeriti/colpe interiste in questo rumoroso ko. Uno che ricorda molto il 3-1 subito dall’Udinese a San Siro, a proposito di black out. Era il 16 dicembre quando Icardi e compagni scelsero di sparire dai radar per riemergere circa due mesi e mezzo dopo. Per la gioia del popolo interista l’epilogo fu assolutamente positivo. Quest’anno meglio non entrarci in quel buco nero, meglio evitarlo quell'inutile letargo che ormai, ad Appiano, rappresenta una tradizione. Una sorta di legge non scritta. Ammesso ce ne fosse bisogno, sia chiara un’altra cosa: l’obiettivo dell’Inter non può ancora essere quello di competere per lo scudetto, figuriamoci per la Champions. Chi crede che uno di questi traguardi, giusto perché il marchio e i trofei pesano, sia cosa fattibile o pensabile rischia di uscire parecchio fuori dai binari. La priorità è la reazione immediata. Uno schiaffo, seppur pesante, ci sta. A patto però che qualcuno non porga l’altra guancia.