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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Rogerio Ceni, il portiere (quasi) infallibile

#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Rogerio Ceni, il portiere (quasi) infallibileTUTTO mercato WEB
domenica 15 marzo 2020, 01:05Serie A
di Marco Conterio

"Ma che fa, tira lui?". Lui, dietro alla schiena, aveva l'1. Ed all'epoca era semplicemente Rogerio, perché quella di essere famoso nel mondo pure per il cognome, Ceni, è consuetudine arrivata più tardi. Araras è a 646 metri sul mare ed ha poco più di centomila anime. E tanti, nella città dello stato di Sao Paulo, erano allo stadio per vedere Uniao Sao Joao contro il Tricolor. "Ma che fa, tira lui?". Rogerio Ceni aveva sicuramente più capelli, qualche chilo in meno, ed i pantaloni lunghi. Neri, mentre la maglia era rossa, con delle discutibili parentesi nere e grigie sulle maniche. La barriera, non si capisce per quale motivo, era ben oltre la distanza regolamentare. "Ma che fa, tira lui?". Ecco, questo deve essersi chiesto il portiere dell'Uniao Sao Joao, ad Araras. Era il 15 febbraio del 1997. Rogerio Ceni prendeva la rincorsa e, con una punizione poi neanche così irresistibile, segnava la prima rete della sua carriera.

Il pallavolista Rogerio Ceni Che poi, con i gol, con le punizioni e con i rigori, Rogerio Ceni di Paranà non c'entrava assolutamente niente. Anzi. Figuratevi che giocava a pallavolo, tanto da partecipare anche ai Giochi Studenteschi di Brasilia del 1989. Scuola, allenamenti e schiacciate al di là dalla rete. L'infanzia di Rogerio Ceni era questa, al Sinop Futebol Clube finì per caso come terzo portiere. Il primo miracolo avvenne a Rondopolis. Le cronache raccontano che Marilia e Valdir Braga si infortunarono e Ceni parò il rigore decisivo della partita. "Lì è iniziata la sua storia", ha detto Biro Biro, suo storico compagno ai tempi del Sinop. Poi il San Paolo, poi una vita coi guantoni. Ma tutto iniziò in modo diverso. Con la pallavolo, che lasciò nel 1989 per dedicarsi ai guantoni, amore di una vita.

Centotrentuno Forse scordavamo. "Come mai Rogerio Ceni, portiere brasiliano di Araras?", vi chiederete voi. Ecco, la risposta è in un dato. 131. Che sono i gol, avete capito, i gol, segnati in carriera. In 1237 partite, con 26 titoli in bacheca. Numeri, quelli di O Mito, mai raggiunti da nessun altro portiere. Ecco quel che scordavamo, forse. Spiegare perché, Rogerio Ceni. Solo che, dai. Il suo nome è iconico, è un simbolo. Ogni bambino, dagli anni '90, che portiere di ruolo o portiere volante ai giardinetti, si è messo a tirare una punizione, un po' si è sentito Rogerio Ceni o magari Chilavert. Però O Mito è quello con più gol segnati al mondo nella storia di questo sport, bello, bellissimo. Che regala storie come le sue, per adesso solo all'inizio. Perché Rogerio il pallavolista ha già messo i guantoni. E' già portiere.

Una vita al Tricolor Rogerio Ceni arriva al San Paolo, al Tricolor, nel 1990 appunto. Quando ha solo 17 anni, che è l'età giusta per un portiere per sognare, per iniziare a farsi le ossa. Con il club di una vita giocherà 1191 partite e come lui nessuno mai. E' la più grande bandiera della storia del calcio e con 1237 partite è secondo solo a Peter Shilton, inglese, portiere, uno dei migliori della storia, tra chi ha giocato più gare ufficiali in assoluto. Professionista e leader, in bacheca ha di tutto: tra i vari trofei, pure campionati brasiliani, 3 paulisti, 2 Libertadores, 2 Intercontinentali e un Mondiale per club. In Nazionale la storia è stata meno gloriosa, con sole 16 presenze, ma un Mondiale vinto, quello del 2002, seppur da riserva. "Per me, per noi, sei stato un esempio". Ecco, quando a dirlo è Ronaldinho, che di punizioni se ne intende, è bel motivo d'orgoglio. Anche perché in quanto a numeri, c'è poco da aggiungere.

(Quasi) infallibile dal dischetto 131 reti in carriera, il destro di Rogerio Ceni è roba da mettere sotto una teca ad un museo. In carriera ha fatto 13 reti, di cui 61 da calcio di punizione e 69 su calcio di rigore. Ecco. Qui si cela un dato ancora più interessante, se vogliamo. Perché Rogerio Ceni si fermava ore dopo ogni allenamento a cercare il piazzato giusto, a provare il rigore perfetto. E dagli undici metri, in tanti anni di onorata carriera, ha sbagliato solo una volta dopo i supplementari, nel 2010, contro i peruviani dell'Universitario.

Due ritiri Il 4 aprile del 2014, in San Paolo comunica. "A fine stagione Rogerio Ceni si ritirerà". Nel mezzo l'annuncio di avere un terzo figlio di due anni, Kakà e Luis Fabiano ritrovati con la maglia del Tricolor dopo undici anni, e tanti altri gol. Poi, a novembre, cambia idea. Rogerio Ceni non si ritira più, ma rinnova. Ah, a maggio del 2015 un'altra idea. "Mi ritiro ad agosto". Appenderà le scarpette ed i guantoni al chiodo a dicembre del 2015, davanti ad un Morumbi commosso. Ci sono tanti grandi del calcio, compresi Cafu e Cerezo. Tutti ad omaggiare un numero uno che forse non è tra i più grandi ma che certamente ha segnato un'epoca. E soprattutto segnato. E tanto. Da uomo solo al comando.

Un leader maximo "Guardate l'opportunità che Dio ha dato ad ognuno di noi. Come squadra. Come esseri umani, come uomini, come padri. Guardate che opportunità che Dio ha dato ad ognuno di noi. Scrivere la storia! Scrivere la storia!". Prima di una partita di Libertadores molto, molto importante, Rogerio Ceni tiene a rapporto i suoi compagni di squadra. Ecco, avete sentito il tono. Da leader maximo. Lui che, parte del cerchio, del circolo, come gli altri, si mette al centro, strattonandoli, abbracciandoli. "Scriviamo la storia". E poi grida, di gioia, di carica. Pregano, tutti insieme. Guidati da un leader vero. Unico. Pronto a far volare i suoi compagni.

Rogerio Ceni il rocker Sposato con due figlie, con un terzo avuto con l'attrice Ana Paula Vieira da una relazione extraconiugale, Rogerio Ceni ha l'anima del leader e lo spirito del rocker. Se lo vedete, stempiato e leggermente sovrappeso, ma già dall'inizio del decennio, non sembra il più ribelle dei personaggi. Invece, se gli chiedete i suoi gruppi preferiti vi risponde subito "Scorpions, Metallica, U2, AC/DC", con una passione speciale per i Pink Floyd e per Roger Waters che ha visto spesso in quel tempio del calcio prima e della musica poi come il Morumbi. Adesso che ha appeso i guantoni al chiodo, vuole dedicarsi al tennis, dove ha un certo Roger Federer come idolo e, molto semplicemente, svegliarsi un po' più tardi. Già, perché in fondo, le ore extra passate sul campo per affinare quel calcio di punizione meraviglioso, sono solo uno splendido ricordo. Quelle che gli hanno permesso di ricevere anche una canzone a lui dedicata dalla rock band Dr. Sin. Intitolata, guarda un po', Numero 1...

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