Italia Anno 0: l'esempio della rivoluzione francese di Jacquet
All'inizio degli anni '90, la Francia viveva dei fasti passati ma certamente di ben pochi trofei. La generazione di David Ginola e Jean-Pierre Papin aveva regalato solo delusioni, Michel Platini fu pessimo commissario tecnico e la FFF decise di dare la panchina ad Aime Jacquet. Un personaggio schivo, quello che in uno splendido affresco Repubblica definì "una via di mezzo tra Bearzot e Maldini" e in campo "l'anti-Platini". Uomo schivo, timido, lontano dai riflettori, fu però l'uomo del rinnovamento dopo i tre titoli francesi vinti con il Bordeaux.
Via i senatori - La sua Francia ripartì con una Rivoluzione. Via i senatori. Via Ginola e Papin, Jacquet dette la fascia da capitano a Eric Cantona ma il calcio al tifoso del Palace ruppe di fatto la storia del giocatore dello United con i Galletti. Nacque così una Francia nuova, fatta di giovani e, con al centro della generazione d'oro, due giocatori figli dell'Impero coloniale: Zinedine Zidane e Youri Djorkaeff.
I risultati - Trenta risultati utili consecutivi e la Francia vola a Euro 1996 in Inghilterra. E' il miglior risultato dopo dieci anni e Jacquet, nonostante la diffidenza totale, vince il Mondiale casalingo contro il Brasile di Ronaldo. Da lì, però, dopo le grandi polemiche della vigilia, le dimissioni anche se viene nominato dt della FFF.
La generazione d'oro figlia delle colonie - Nella formazione della finale, ben cinque giocatori arrivano dalle colonie per nascita o per seconda generazione. Thuram, Desailly, Karembeu, Zidane, Djorkaeff, cinque che saranno titolari nel 3-0 rifilato al Brasile.