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Juve, la sezione di una crisi da scacciare: per non chiudere un ciclo

Juve, la sezione di una crisi da scacciare: per non chiudere un cicloTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 25 aprile 2018, 07:302018
di Gianluigi Longari
fonte Sportitalia

Fa specie provare a sezionare le difficoltà di un club che ha un punto di vantaggio per la conquista del settimo scudetto consecutivo, ma le ultime settimane hanno prodotto uno scenario difficile da interpretare che chiama se non altro ad approfondite riflessioni sul presunto tramonto del ciclo a tinte bianconere. E allora proviamoci, osservando con l’indispensabile ausilio del “senno di poi” ciò che poteva essere fatto meglio per il mantenimento di un predominio che solo un paio di settimane fa sembrava folle anche solo pensare di mettere in discussione. Innanzitutto gli investimenti più azzardati: la Juventus ha di fatto soffiato al Napoli la sua punta di diamante Gonzalo Higuain, bonificando 90 milioni di euro per un centravanti alla soglia dei 30 anni di età con il chiaro ed unico intento di trovare il trionfo al di fuori dei confini italiani. Missione fallita, perchè El Pipita, suo malgrado, ha confermato con i fatti quella fastidiosa etichetta di “Pecho Frio” che gli fu affibbiata in Argentina a causa delle sue manchevolezze nei momenti in cui sarebbe stato chiamato a fare la differenza. Ed in effetti, analizzando gli snodi delle due stagioni bianconere dell’ex River Plate, non si può che denotare come il suo contributo nei momenti chiave sia stato una lacuna difficilmente colmatile rispetto ad avversari che invece i fuoriclasse totali li hanno, e sono anche decisivi.

Sotto processo finisce perfino Max Allegri, al netto degli indubitabili meriti, soprattutto per le scelte sbagliate nei momenti topici e per quella patina di eccessivo difensivismo che lo scontro diretto con il Napoli ha riportato decisamente in auge. Così come alcune scelte societarie: quelle di avere ritardato il ricambio generazionale, eccedendo in fiducia nei confronti di predestinati alla Rugani, dei quali ad oggi non ci si è fidati a tutto tondo alla ricerca di eredità di livello da portare avanti in una fase difensiva che ha segnato una dinastia. Passando per un cambio di linea rispetto alla tanto acclamata anima italiana che ha portato ad una sconfitta, quella di domenica, con soli due italiani in campo. Insomma semplici spunti, che nulla tolgono alla storia, ma sui quali aprire riflessioni per un futuro che potrebbe vedere per la prima volta, trionfare colori diversi da quelli della Vecchia Signora.