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L'irrisolvibile storia infinita del migliore al Mondo

L'irrisolvibile storia infinita del migliore al MondoTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 7 dicembre 2017, 20:452017
di Marco Conterio

Viviamo un sogno e cerchiamo il pretesto per rovinarlo. Scegliendo il bianco e il nero, gridando più che godendo. Calpestiamo l'era dei Grandi sull'altare della scelta, quando forse la loro enorme diversità e unicità è lo specchio di un'altrettanto splendida grandezza. E incomparabilità. Nove anni sono trascorsi da quando Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, si spartiscono i primi due gradini del podio del Pallone d'Oro.

Cinque a cinque e pure cinque a cinque. Primo e secondo, secondo e primo. Ondivaghi, tra alti e altissimi, in posizioni che sono fotografie e non racconti. Sono istantanee frutto dell'istinto e della bacheca. Cristiano Ronaldo che vince l'Europeo e la Champions è da Pallone d'Oro, Lionel Messi che trionfa su tutto e tutti altrettanto.

Diego Armando Maradona, che di frasi sopra le righe ne ha regalate tante quante i dribbling e le magie, ha detto la verità. Semplice, banale, seppur oscura e misteriosa. "Messi non è più forte di Cristiano Ronaldo e, viceversa, Cristiano Ronaldo non è più forte di Messi". La vita è fatta d'istinto e pure di parametri. Se sul piatto del paragone c'è il talento puro, la bilancia pende al di là delle Colonne d'Ercole ma se si calcola l'essere decisivo, trascinatore, campione inteso nell'accezione del professionista, ecco che il vento del primato soffia forte di nuovo verso l'Europa.

Resterà un dubbio amletico, sul cui altare non è lecito sacrificare l'emozione del momento. Aprire gli occhi, anziché spremere le meningi, è l'unica ricetta necessaria. Riflettere su qualcosa di irrisolvibile è sforzo vano, che fa disperdere per strada il gusto d'apprezzare quel che viviamo. Un sogno bellissimo. Un'epoca che, tra anni, sarà splendido raccontare. Quella dove un piccolo ragazzo di Rosario e il figlio di un giardiniere di Funchal si sono spartiti il mondo. Senza la pretesa d'essere il migliore. Con tutto il diritto di farlo. Ma rendendoci partecipi di una sfida con due vincitori e con un solo sconfitto. Chi cerca, impudentemente, di riflettere a chi consegnare la corona, anziché godersi l'attimo.