L'Italia e gli stage, storia di amore e odio. Con Mancini si cambia
Stage e commissari tecnici, storia di amori e delusioni. Il rapporto tra i selezionatori dell'Italia e le finestre di prova per testare e valutare i giocatori convocabili - almeno negli ultimi anni - ha provocato dissapori fra la Nazionale, il proprio ct e i club direttamente interessati. Se da una parte gli stage della Nazionale di calcio - infatti - divennero il vero e proprio il "pomo della discordia" tra Antonio Conte e la Lega Serie A, dall'altra il segnale di apertura raggiunto con Ventura ct è sembrato arrivare solo dopo l'intercessione di Carlo Tavecchio, che per conto dello stesso Ventura chiese ai presidenti dei club la possibilità di inserire nel calendario tre stage al fine di allenare giovani ‘azzurrabili’ e non nel giro abituale delle convocazioni. Un sì, come detto, con riserva, viste le resistenze comunque portate avanti da quelle società impegnati nelle coppe europee.
Con la nomina di Mancini, invece, ecco il cambio di rotta, con una possibile e significativa 'rottura' col passato. "Non chiedo stage, se avremo la possibilità ne faremo per vedere i giovani, ma vanno rispettati anche i club e i giocatori che giocano già tantissimo e viaggiano già tantissimo". Da qualunque punto la si voglia vedere, trattasi già di una ventata di cambiamento.