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L'ultima carta di Tavecchio: convincere Ancelotti

L'ultima carta di Tavecchio: convincere AncelottiTUTTO mercato WEB
© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS
giovedì 16 novembre 2017, 06:452017
di Andrea Losapio

In tempi grami come questo, si potrebbe fare il gioco delle differenze. Cosa sarebbe successo se Carlo Tavecchio, presidente della FIGC, non avesse dato ascolto a Lippi? Perché il numero uno del nostro calcio aveva conferito il mandato, nell'aprile 2016, a Gianni De Biasi, commissario tecnico dell'Albania appena qualificato all'Europeo. Ventuno giorni in cui era ct in pectore, in attesa della fine dell'era Conte. Anche un segno di discontinuità vero e proprio rispetto agli ultimi allenatori, ma verso chi era già abituato al meccanismo delle nazionali.

Qual è la differenza fra Ventura e Prandelli? Che il tecnico, ex Fiorentina, aveva sì firmato un contratto fino al 30 giugno 2016, ma dopo l'eliminazione contro l'Uruguay ebbe il buon senso - marcando clamorosamente la differenza con Ventura - di dimettersi, rinunciando a due anni e tre mesi di contratto. C'è da dire che Prandelli, da parte sua, aveva un curriculum di tutto rispetto, con il secondo posto agli Europei 2012, oltre a un credito internazionale. Invece Ventura sarà ricordato per sempre come l'allenatore dell'Italia fuori dai Mondiali moderni: difficilmente allenerà più, quindi nessuno gli darà mai 1,5 milioni di euro che, fino alla fine del contratto, la FIGC sarà costretta a versargli.

Qual è la differenza fra Abete e Tavecchio? Che il presidente Federale decise di andarsene subito, il 24 giugno 2014, subito dopo le dimissioni di Prandelli. Invece il buon 75enne ha traccheggiato, ha aspettato, ha temporeggiato. Intanto ha già contattato Ancelotti per il rilancio della Nazionale, oltre che della sua poltrona, sempre più in bilico. Se il Consiglio Federale dovesse sfiduciarlo (il sentore per ora non è questo) lui dovrà andarsene comunque, con o senza dimissioni. Se l'Italia dovesse qualificarsi ai prossimi Mondiali in Qatar, Tavecchio non sarà ottuagenario. Per un solo anno. Rinnovare non vuol dire sistematicamente affidarsi ai giovani. Ma la classe dirigente e politica in Italia è questa e non vuole abbandonare lo scranno.