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La 7 più pesante del mondo. Ora tocca a Sanchez

La 7 più pesante del mondo. Ora tocca a Sanchez
mercoledì 17 gennaio 2018, 18:302018
di Simone Lorini

Sin da quando il calcio ha numeri, la sette del Manchester United è la maglia più pesante del mondo. Alexis Sanchez, prossimo a diventare il grande colpo invernale della Premier, è pronto a entrare dalla porta principale nella storia della sua nuova squadra. Nell'era Ferguson infatti, ma anche prima, quel numero è simbolo di classe, autorità, leadership, storia. Praticamente tutti i più grandi Red Devils della storia l'hanno indossata: senza tornare agli albori del calcio, pensiamo per esempio ad un simbolo dello sport inglese, non solo del calcio quindi, come Bryan Robson, novanta presenze con la maglia dei Tre Leoni e oltre trecento coi colori della prima squadra di Manchester. Poche soddisfazioni di squadra tuttavia, una caratteristica più unica che rara nella storia dei grandi sette dello United.

L'antitesi di Robson può essere definita Éric Cantona, che con lo United ha alzato quattro titoli inglesi, svariate coppe, mancando solo il successo europeo. Ma Cantona per i Red Devils è più di un giocatore, più di un campione, più di un capitano, più di un idolo della curva: il francese è diventato un vero simbolo internazionale di una squadra che dì lì a poco sarebbe diventata la più popolare al mondo. L'impatto culturale sul mondo del calcio e non solo di Cantona è immenso, basti pensare al comunissimo gesto di alzarsi il colletto, diventato nell'idea comune praticamente un tutt'uno col francese. Al suo ritiro, avvenuto a soli trent'anni, lascia in eredità la sua maglia numero sette ad un giovane esterno proveniente dal vivaio, dotato di un ciuffo indimenticabile e di un talento immenso.

David Beckham esordisce con la maglia numero 10, ma l'addio di Cantona è il perfetto passaggio di testimone tra un fuoriclasse e un altro: il rapporto con Ferguson non è altrettanto buono, ma tocca gli stessi picchi di intensità. Sul campo le due immagini clou del Beckham griffato United le abbiamo nella pazzesca finale vinta in rimonta sul Bayern Monaco (due assist) e nella punizione segnata, proprio a casa sua, l'Old Trafford, con la maglia dell'Inghilterra nella decisiva sfida contro la Grecia, decisiva per la qualificazione al Mondiale 2002. Proprio dopo il Mondiale, si consumerà il dolorosso addio con la squadra della sua vita, in direzione Madrid, proprio per il burrascoso rapporto col manager Ferguson.

Ma la sua maglia numero 7 è destinata a passare ad un talento persino superiore, uno dei più grandi della storia del calcio intero: Il 13 agosto 2003, Cristiano Ronaldo si trasferisce al Manchester United per 12,24 milioni di sterline, diventando così il teenager più costoso nella storia del calcio inglese. Chiede la 28, la stessa dello Sporting, ma Ferguson ha già intuito il destino di quello che sarà il più grande affare della storia United: maglia numero 7 e attenzione dei media garantita. Tre Premier, una Champions League, un Mondiale per club, due Community Shield, due coppe d'Inghilterra e una FA Cup dopo, il portoghese decide di lasciare per vivere più da vicino la già storica sfida con Messi, vestendo la maglia del Real Madrid.

Dall'addio del lusitano, la 7 si sposta molto, ma con poca fortuna: per tre anni la veste Micheal Owen, a fine carriera e incapace di lasciare il segno a Manchester, per un anno toccherà a Valencia (stavolta Ferguson non indovina la mossa, ndr), poi a Di Maria e Depay, grandi investimenti e fallimenti delle ultime tre stagioni. Non va certo dimenticato uno dei più grandi giocatori della storia e icona pop di una generazione intera: tuttavia George Best, nelle sue 361 presenze con la maglia del Manchester United, non indossa la sette con grande continuità, anche se gran parte delle immagini che lo hanno trasformato in icona, lo ritraggono con la maglia rossa che spetta all'ala di destra. Merito della meravigliosa partita giocata nella finale di Coppa Campioni contro il Benfica nel 1968, in cui decise la sfida con una doppietta.