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Masiello, sbagliando s'impara. Ma è il motivo per cui non è in Nazionale

Masiello, sbagliando s'impara. Ma è il motivo per cui non è in NazionaleTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 15 settembre 2017, 10:302017
di Andrea Losapio

Andrea Masiello ieri ha dato una dimensione continentale alla sua carriera. Il primo gol dell'Atalanta in Europa League, il primo dopo 26 anni di assenza dalle coppe. Non solo, interventi precisi, lanci al bacio per Papu Gomez, inserimenti palla al piede e pericolosità in zona gol: insomma, Masiello è stato nettamente il migliore in campo, prendendosi una meritata standing ovation da parte del pubblico di Reggio Emilia. Anzi, di Bergamo accorso al Mapei.

Sulla prestazione, dunque, non si può nemmeno discutere. Ma è strano che, per una volta, il mondo del calcio non abbia dato una sentenza netta. Dopo il caso del calcioscommesse, nel 2012, Masiello era praticamente un ex calciatore. Odiato a Bari - questo ancora adesso - per aver segnato nella propria porta durante il derby contro il Lecce. Giustamente accusato dai giudici e dai giornali, uno sportivo che ha perso la propria lealtà. Poteva essere più semplice chiudere e ritirarsi a vita privata, invece ha preferito, in qualche modo, continuare ad allenarsi. Prendendo il minimo salariale (1500 euro, una inezia per un calciatore professionista) anche dopo aver riniziato a giocare, da febbraio a giugno 2015. Di fatto Masiello per tre anni ha percepito 54 mila euro, più o meno lo stipendio mensile di un buon difensore di Serie A.

Per questo la copertina può essere sua, almeno oggi. Ma Masiello è lo stesso che all'arrivo a Bergamo, nell'estate del -6, aveva dato grande forza al reparto, divenendo sin da subito uno dei migliori difensori della categoria. Giocava da terzino, a destra. Ora fa il terzo centrale, a sinistra, a riprova di una tecnica fuori dal comune per uno stopper. Masiello, da un anno a questa parte, meriterebbe la nazionale. Ma, più che giustamente, gli viene negata per due motivi: uno è la carta d'identità, anche se non ha senso escludere un giocatore migliore di un altro solo perché più vecchio, quando la selezione di fatto non deve far crescere i calciatori ma solo farli giocare. Il secondo, appunto, è il calcioscommesse. Un vero peccato, più per lui stesso che non per gli altri.