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Premier, la flop 11: Morata centravanti, Lindelof dietro. In mezzo Krychowiak

Premier, la flop 11: Morata centravanti, Lindelof dietro. In mezzo Krychowiak
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
sabato 19 maggio 2018, 07:452018
di Mattia Zangari

C'è diverso materiale da cui attingere in Premier League per disegnare virtualmente la flop 11 della stagione 2017-2018 appena andata in archivio. Diversi i casi di giocatori provenienti dall'estero ma anche dal mercato interno che hanno sofferto il trasferimento, fornendo prestazioni ben al di sotto delle loro possibilità ideali. Di seguito le scelte personali di Tuttomercatoweb, insindacabili proprio perché non hanno alcuna pretesa di essere quelle migliori nel tentativo di individuare i peggiori:

Hart - Il sentimento di devastazione interiore che lo sta affliggendo in queste ore per la mancata convocazione ai Mondiali è solo l'ultimo capitolo di una stagione nata male e finita peggio. Parte come titolare del ruolo nelle prime 14 giornate di Premier, poi cede i guantoni in una staffetta al collega Adrian fino alla 29esima, quando torna tra i pali per le sue ultime cinque apparizioni tutt'altro che indimenticabili nel torneo.

Keane - Dopo una stagione da miglior rookie con il Burnley, in estate spicca il volo verso l'Everton per proseguire la sua crescita personale. Per sua sfortuna, però, incappa in una delle annate più negative dei Toffees dal quale ne esce danneggiato anche a livello di immagine: in classifica finisce dietro la sua ex squadra, e i Mondiali li vedrà in tv.

Lindelof - Primo rinforzo giustamente poco pubblicizzato della campagna acquisti estiva del Manchester United, lo svedese, come facilmente prevedibile sin da prima del suo arrivo a Old Trafford, si macchia subito di un errore marchiano ad Huddersfield che condanna i suoi alla prima resa dell'anno. Non difficile comprendere perché rimane indietro nelle gerarchie di Mourinho che finisce per preferirgli Smalling e Jones, due della vecchia guardia.

Wimmer - Arriva con i galloni di giocatore del Tottenham che dovrebbe alzare il livello difensivo dello Stoke City, ma finisce per affondare ancor prima della retrocessione dei Potters. Scompare dai radar, dopo non aver lasciato un grand ricordo di sé ai suoi nuovi tifosi, il 20 gennaio e non riemerge più.

Krychowiak - Dalle stelle di Psg e Siviglia all'onta della retrocessione in Champioship il passo è brevissimo, e per di più con le medaglie del presunto top player appuntate sul petto. Come per magia, il Wba, con qualche colpo di coda finale, vince e torna a sperare invano solo quando il polacco rimane a guardare in panchina.

Bakayoko - Il francese, uno dei tanti ragazzini terribili del Monaco che hanno fatto le valigie in estate per andarsene dal Principato in cerca di gloria, non riesce a sopportare il peso dei 40 milioni di euro spesi da Conte per inserirlo nel meccanismo perfetto della squadra campione d'Inghilterra in carica. In più, sulle sue spalle, grava il pesante fardello di diventare in poche giornate il nuovo Matic: mai valutazone fu più sbagliata.

Sanches - Nel giorno del suo esordio c'è uno stadio intero che lo acclama come se fosse il Messia, questo poco prima di accorgersi che non è il giocatore che può cambiare le sorti di una squadra. Di nessuna squadra, dal Bayern allo Swansea, appunto. Penalizzato anche dai continui infortuni, il portoghese fa due passi indietro nel percorso di sviluppo dopo il picco toccato agli Europei quando fu premiato miglior giovane della competizione.

Klaasen - Sette misere apparizioni in campionato danno la dimensione dell'impatto nullo del giovane prospetto ex Ajax sul mondo inglese. POco aiutato certamente dalla cattiva programmazione dell'Everton dopo l'addio di Lukaku, il centrocampista olandese non riesce mai a trovare spazio, figuriamoci la continuità, nel puzzle irrisolvibile di una squadra costruita alla rinfusa che ha concluso all'ottavo posto.

Benteke - Tre gol in trentuno partite sono il dato impietoso che inchioda di fronte alle sue colpe l'ex centravanti del Liverpool, che era reduce da una stagione davvero prolifica in cui ne aveva messi a referto 15. Un crollo numerico difficile da spiegare.

Morata - Ora ci sono le prove: lo spagnolo si dimostra inadatto al tipo di calcio che si va professando oltremanica, poco avvezzo com'è al lavoro fuori dall'area e alla lotta corpo a corpo con i difensori che fanno sentire la presenza. E anche il conto dei gol non lo assolve: solo 11 in 2065 minuti, 19 in meno di Kane, un peso massimo della Premier sotto ogni punto di vista.

Jesé - Dopo le esperienze francese e spagnola, da neofita del calcio inglese inizia come meglio non si potrebbe mandando in visibilio il Britannia Stadium con il gol che vale la vittoria contro l'Arsenal. Ma la magia si esaurisce a quei 71 minuti dell'esordio, il resto sono giri in panchina, tribuna o performance anonime.