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Branchini: "Italia, gap europeo ridotto. Bene Napoli e Juve"

Branchini: "Italia, gap europeo ridotto. Bene Napoli e Juve"TUTTO mercato WEB
© foto di Emiliano Crespi
lunedì 5 novembre 2018, 23:252018
di Ivan Cardia

Ospite di RMC Sport nel corso del Live Show, il noto agente Giovanni Branchini ha parlato del calcio italiano che sembra tornato ai vertici europei: "La cosa rincuorante è che i segnali che si erano iniziati a vedere l'anno scorso, non dimentichiamo la grande stagione della Roma, si sono confermati quest'anno. Il nostro calcio sta con fatica migliorando e forse i campionati che la facevano da padrone negli ultimi anni stanno incontrando qualche difficoltà. Questo sta riducendo il gap che, Juventus a parte, abbiamo sofferto nelle ultime stagioni".

Chi l'ha stupita di più finora?
"Senza dubbio il Napoli, per quanto espresso. A volte i risultati prescindono dalle prestazioni, ma le gare del Napoli e quelle della Juventus hanno confortato tutti gli appassionati che amano il calcio. Allo stesso tempo, Inter e Roma si stanno facendo valere, ma a livello di prestazioni credo che Napoli e Juve siano state le più convincenti".

Il campionato sarà combattuto fino alla fine o la Juventus è troppo forte?
"Io penso che il campionato sia combattuto a prescindere dalle squadre che primeggiano. Vediamo partite molto più equilibrate, anche la Juve deve sudare la maglia ogni volta. Questo ci deve confortare: se si alza il livello medio del campionato, tutto diventa confortante per le nostre migliori squadre. Io non so dove potranno arrivare in Champions Inter e Napoli, visti i gironi complicati, ma anche questo incide sulle performance in campionato. Io credo che si debba riflettere sul fatto che Juventus-Cagliari o Empoli-Juventus siano state partite combattute. Non ci sono gare facili, oggi: è un attestato che, come espressione globale di gioco, ci si stia elevando".

Milan quarto alla pari con la Lazio. Di Gattuso, però, si continua a discutere.
"Io credo che fare nove punti in una settimana sia un corroborante incredibile per il futuro del Milan. I rossoneri fanno notizia da un po' di tempo, per le vicissitudini societarie e i tanti cambiamenti. Io credo che anzitutto il Milan sia il Milan e quindi meriti attenzione: viste le vicissitudini, è chiaro che faccia discutere perché ora c'è grande speranza. Bisogna dare il tempo di costruire un percorso e un futuro. Però mi sembra che anche il presente non debba essere considerato negativo, anzi".

Montolivo è tornato fra i convocati. Si riapre uno spiraglio per il suo futuro al Milan?
"Non lo so. Montolivo è finito in ingranaggi complicati che a volte si presentano nel calcio. Non credo che dal punto di vista calcistico o tecnico, Montolivo sia l'ultimo, il ventisettesimo calciatore del Milan. Però bisogna rispettare chi è pagato per fare delle scelte e prendersi delle responsabilità, perché poi sono loro a pagare in prima persona. Perciò se un allenatore fa delle scelte, a prescindere dal fatto che siano condivise, e io qui non sono ovviamente imparziale, sono scelte che spettano a chi le fa. Montolivo lavora per essere preso sempre in considerazione".

De Sciglio, intanto, dice sempre la sua con la Juve.
"Io credo che Mattia sia un giocatore dal talento immenso, che ha vissuto stagioni difficili. Il nostro calcio, anche se mi sembra di vedere qualche segnale positivo, ha avuto nei media un'esaltazione eccessiva di alcuni giovani validi, poi scaricati al primo segnale di rallentamento nella resa in campo. Io credo che il caso di Mattia l'abbia visto spesso protagonista di piccoli antipatici infortuni. Credo che abbia qualità ed esperienza, alla Juventus è in un contesto molto serio e l'allenatore ha dimostrato più volte di avere fiducia in poi. Penso che abbia dimostrato di poter essere molto utile, anche in chiave Nazionale non appena avrà continuità".

A Cagliari sta facendo benissimo, anche in ottica Nazionale, Leonardo Pavoletti. Finora non è rientrato nelle scelte di Mancini.
"Io penso che l'allenatore della Nazionale abbia preso in mano un gruppo da verificare e ricostruire, quindi penso che abbia fatto delle verifiche su giocatori che conosceva meno e voleva valutare. Mi auguro che possa rientrare anche Pavoletti in questo novero di giocatori, ha espresso qualità chiare: è un centravanti classico, con caratteristiche facili da leggere. Poi dipende dalle esigenze di ogni allenatore, personalmente posso dire che mi farebbe molto piacere che gli venisse data un'opportunità: ha fatto la gavetta ed è cresciuto gradualmente, ragion per cui sta ancora crescendo. Ma penso che abbia raggiunto una maturazione tale per cui non sarebbe una bestemmia se venisse convocato in azzurro. E sono convinto che non deluderebbe".

Marotta all'Inter è davvero fatta come si dice, secondo lei?
"Io non ho accesso a stanze segrete, posso esprimere un parere. Io credo che non sia così probabile come qualcuno ha voluto far credere. Anzi, se conosco Marotta penso che la cosa non gli abbia fatto neanche piacere: quando queste voci sono infondate credo che gli diano fastidio. Io penso che l'Inter abbia un gruppo di dirigenti molto bravi, che mi risulta abbiano legato molto con il nuovo giovane presidente. I risultati gli danno ragione: un ingresso importante come quello di Marotta andrebbe a scalfire degli equilibri. Poi parliamo di un fuoriclasse: un posto per Marotta dovrebbe esserci in qualsiasi club e anche in Federazione. Ma non penso che l'Inter abbia l'esigenza di toccare degli equilibri che stanno funzionando".

FIFA e UEFA stanno modificando il regolamento sui trasferimenti.
"Non voglio correggere nessuno, ma oggi ci sono molte differenze e anche dei rapporti non idilliaci tra FIFA e UEFA. Io posso fare riferimento a quello che da tempo sta cercando di fare la FIFA, che è molto risentita dal fatto che i meccanismi di sostegno ai piccoli club, come il meccanismo di solidarietà o il premio di formazione per le società minori, non rispettino in percentuale quello che di fatto dovrebbe essere pagato. La gran parte di queste cifre non arrivano a questi club, e questo ha spinto a cercare nuove iniziative per garantire che siano pagate a chi ha addestrato i giovani calciatori. A questo si è unito un lavoro molto complesso di revisione delle regole relative agli agenti: penso che presto ci saranno novità molto importanti e anche utili per una continua ricerca della trasparenza, e anche per il tentativo di contenere fenomeni che ultimamente si stavano espandendo, come l'acquisto delle procure sportive. Sono dinamiche che, anche senza risvolti penali, vanno contro a determinati principi etici. Penso che manchi poco: entro la fine dell'anno ci sarà la pubblicazione di una serie di nuove norme che ritengo serie e severe, magari restringenti ma certamente molto utili. Agli agenti non fa piacere essere sempre indicati come i colpevoli di tutti i malfunzionamenti del sistema calcio. Non è così. Fortunatamente con la FIFA, ma anche con il CONI, con la UEFA, col Parlamento Europeo, c'è stata la possibilità di interloquire e credo che questo abbia prodotto degli ottimi risultati. È importante che questo possa proseguire nel tempo per contenere anche cose sciocche, ma che vanno limitate per un panorama sempre più trasparente. Il calcio ha bisogno di trasparenza. L'auspicio è che questa nuova gestione possa, anche a livello italiano, aprire un dialogo con gli agenti: ultimamente i nostri appelli sono andati disattesi, finora ci è sempre stato negato un confronto con Federazione e Lega, a differenza di quanto accaduto col CONI".

Fair play finanziario sotto accusa dopo le rivelazioni relative a City e PSG.
"È un discorso complesso: un conto è la realtà, un conto l'applicazione delle norme. L'idea del FPP è corretta, anche se mi sono sempre chiesto come avrebbero potuto sopravvivere quei Paesi che non hanno entrate. Penso alla Russia che non ha diritti tv e non ha entrate dalla vendita dei biglietti allo stadio. È difficile trovare un sistema che vada bene per tutti. E vale per tante cose: penso alle TPO (third-party ownership, ndr), che sono viste come il demonio, ma perché non si vuole entrare nel dettaglio e cercare di evitare le parti nocive per salvare quel che c'è di buono. Non possiamo ridurci a un calcio che sia limitato a quei Paesi che hanno dal calcio introiti anche 100 volte superiori a quelli di altri Paesi. Io mi faccio una domanda diversa, che va oltre il concetto di fair play finanziario: parliamo di due club posseduti da due Stati sovrani. Perché le autorità non si sono ancora espresse sul fatto che un Paese possieda un club di calcio? È quello che succede con Abu Dhabi nel caso del City e con il Qatar per il PSG. Paesi con questi bilanci non possono essere paragonati a club privati. Perché nessuno ha detto che è legittimo o illegittimo? È normale che un governo possa trovare mille canali per generare risorse in favore di un club, anche rimanendo nella legalità. Come può un consorzio di soci a scontrarsi con uno Stato ricchissimo? Questo è il vero quesito. Io poi non sono un fanatico dei documenti trafugati, spesso non si sa neanche che gestione abbiano avuto. Leggo, come tutti. Ma sono anche non-notizie: quello fatto da City e PSG negli ultimi anni era sotto gli occhi di tutti".

Ultima domanda sul Real Madrid e Florentino Perez: tra l'addio di CR7 e l'esonero di Lopetegui, non vive un gran momento.
"Beh, io penso che in molti vorrebbero essere soli al comando come lui. Penso che già in passato sia stato presidente del Real, abbia mollato e poi sia tornato. È chiaramente un presidente particolare, con dei gusti che cerca di imporre anche in modo palese. Non è un presidente comodo o morbido, ma penso che nel caso del Real sia giusto parlare di ciclo: quando una squadra vince così tanto può necessitare di cambiamento. E quando c'è questo bisogno a volte lo esprime la società, a volte lo fanno gli atleti che cercano altri stimoli. Perez è sempre stato questo: un presidente che mal sopportava Ancelotti, un allenatore che gli ha regalato la decima Champions. Però quando sei il Real Madrid, con tutto quello che questo comporta, sei una realtà che è abituata a vincere e non contempla alternative alla vittoria, ma può capitare che le carte vadano rimescolate e si debba ripartire da zero".